Ven. Mar 29th, 2024

   Stilo, in un passato non molto lontano, era annoverata tra le città più importanti della Calabria.

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Era Città Regia, forse anche sede vescovile, era a capo di una confederazione di centri urbani, era sede delle Regie Ferriere del Regno delle Due Sicilie.

      Il territorio di Stilo, era molto vasto e si estendeva dallo ionio, all’altopiano delle Serre, delimitato a sud dalla fiumara Precariti, e dal torrente San Giorgio a nord.

Ciò le consentiva di avere una fiorente economia (miniere, boschi, pascoli, saline, ecc.) che le permetteva di recitare un ruolo importante non solo a livello locale ma anche a livello statale.

   Stilo, soprattutto per sue attività industriali, era inserita in una apposita voce nel bilancio del Regno e grazie alla sua economia riusciva a pagare al Re il giusto prezzo che le consentiva una autonomia amministrativa concessa solo a poche altre città della Calabria.

    Inoltre, la sua importante fortezza, posta sulla sommità del monte Consolino, le dava anche il giusto peso nel contesto militare del Regno.

     Stilo ai nostri giorni, pur conservando gran parte dei suoi possedimenti, ha perso, per le varie riorganizzazioni territoriali fatte nel tempo, il proprio Regio demanio ed il possesso dei tanti paesi che lo costituivano. Per fortuna si sono conservate quasi intatte le sue valenze culturali e storiche, che nonostante insistano oramai in altri ambiti comunali, sono da ricondursi all’unica matrice che le ha generate nel tempo.

   Tangibili sono le testimonianze architettoniche ed artistiche ben visibili a tutti.

   Quelle archeologiche, furono in gran parte perse nei decenni addietro per l’urbanizzazione di intere aree archeologiche risalenti al periodo Italico, Greco e Romano.

   Restano invece molte testimonianze cartacee conservate, negli archivi pubblici, in archivi e biblioteche private, che ci consentono di ricostruire e in alcuni casi riscrivere la storia di Stilo.

   Ogni tanto, vengono ritrovati documenti che ci testimoniano l’interesse che gli antichi detentori delle sorti di Stilo avevano per il proprio territorio e che ci mostrano veri spaccati di vita quotidiana che ci fanno riflettere sul modus vivendi dei tempi antichi nella città.

   Compravendite, angherie, doti matrimoniali, eventi religiosi, realizzazioni di opere pubbliche, ecc..

   Molti gli atti su Stilo, ma Stilo mancava di cartografie rappresentanti il suo territorio.

  Ciò è da ricondursi soprattutto allo spoglio dei suoi archivi perpetrato nel tempo, in quanto risulta strano come una città così importante non avesse, alla stregua della vicina città di Castelvetere (Caulonia) una cartografia che ne descrivesse in dettaglio i possedimenti.

Per fortuna ultimamente sono emerse dalla “polvere” degli archivi, alcune cartografie molto interessanti, che rappresentano tutto o quasi il territorio di Stilo intorno alla metà del 1800.

La prima: “Pianta corografica del tenimento agrario montagna appartenente ai comuni di Stilo, Bivongi, Pazzano, Riace, Stignano e Guardavalle”, rappresenta la divisione del Regio Demanio di Stilo. La carta topografica, ritrovata tempo fa dallo scrivente, fu consegnata, agli amministratori del tempo, ed era conservata sino a qualche decennio fa nel comune di Stilo.

 

   Ad oggi, purtroppo la pianta originale di proprietà del comune di Stilo, realizzata a colori su carta telata formato 60X100, risulta introvabile. Di essa solo qualche riproduzione fotografica, e copia di una stessa carta ritrovata nell’archivio di Stato di Reggio Calabria, molto ben conservata.

La carta fu redatta, nel 1876, dall’Ing. Gaetano Rota, su atti di una divisione attuata nel 1811, redatta sotto le direttive dell’agente demaniale, lo stilese Giovanni Andrea Condemi, al fine di rendere visibile la ripartizione del regio demanio tra i paesi che lo costituivano e Bivongi. Copie della stessa erano custodite negli archivi dei comuni interessati assieme alle deliberazioni dell’avvenuta divisione territoriale.

La rappresentazione grafica del territorio è ricca di particolari che ci aiutano a conoscere non solo i limiti tra i vari comuni, ma anche di ciò che si faceva nel territorio a quel tempo.

 Si nota lo stabilimento siderurgico di Ferdinandea, le varie masserizie presenti e la tipologia delle coltivazioni, i fiumi e i torrenti che solcano il territorio.

 Dalla carta si può supporre che la fiumara Stilaro abbia avuto solo in tempi recenti la sua attuale denominazione, mentre a quel tempo si nominavano i suoi vari segmenti: Arcà, fiumara di Bivongi, fiume Droma, fiume delle Forge, ecc…

Si citano località ancora così denominate, mentre altre oramai sono state dimenticate. Sono ben rappresentate le strade che conducevano da Bivongi verso Ferdinandea e Serra San Bruno e la strada che da Mongiana conduceva alle miniere di Pazzano. Nella carta si legge anche una dettagliata descrizione geologica del territorio.

  La seconda: “Pianta topografica del territorio adacquabile del comune di Stilo” (54x46cm.), risale al 1840 ed è stata realizzata, a colori, con mano pregevole da uno sconosciuto topografo, con tecnica mista “cavaliera e aerea”.

  Di solito si disegnavano le carte alla “Cavaliera”, cioè ritraendole con la prospettiva di chi osserva e dipinge elevandosi poco dal suolo.

     È questo sicuramente il primo tentativo conosciuto ad oggi, per Stilo, di predisporre un quadro di unione catastale dei fondi rustici della città, che sono verso il mare, utile per tutte le attività connesse alla gestione di un territorio a vocazione agricola.

  Il topografo, sicuramente uno che conosceva bene il proprio mestiere, si posizionò per effettuare il rilievo sulle pendici del Consolino con lo sguardo rivolto al mare. Egli si sofferma con perizia a disegnare la pianta del sottostante centro storico di Stilo, potrebbe essere questa la prima testimonianza che ci descrive l’urbanizzazione di Stilo e fa emergere alcune interessanti dettagli in merito alla cinta muraria, agli accesi alla città, ci indica forse la presenza di un luogo di cura, le chiese, in particolare quella di san Domenico con la pianta del convento, quella di San Francesco, ecc… 

   Poi spazia con lo sguardo verso il mare a “leggere”, e con la penna a disegnare il territorio che si estende da Guardavalle marina, che al tempo non esisteva per giungere sino alla torre Ellera e a San Leonte.

   Interessante la rappresentazione delle strade che conducevano alle porte urbiche alla città e l’attraversamento dello Stilaro che portava al monastero di San Giovanni il Vecchio e ai fondi rustici posti oltre lo Stilaro che ancora oggi mantengono l’antico nome

    Monasterace, anch’esso rappresentato nella carta, è meno dettagliato di Stilo. Si “legge” il castello, la cinta muraria e la località “Passoliere”, facente parte dell’antica città magno-greca di Kaulon.

Nella carta: la fiumara Assi, lo Stilaro, i torrenti Salti e Burrao, che solcano il territorio e le numerose sorgenti del tempo: Acqua Calda, Palumbo, Calamiona, Guercia, Ciaramida e Fontanelle.

   Molti i toponimi presenti, alcuni dei quali oramai caduti in disuso e tutti i fondi rustici con indicazione dei vari proprietari, civili e religiosi, le varie case coloniche, ecc… In evidenza dove insistevano anche alcune tra le tante chiese oramai scomparse: San Nicola, San Giorgio, ecc.

   Tra i toponimi, da segnalare il vallone “Straoriase” presso lo Stilaro, che più volte viene citato in antichi documenti Bizantini, e“Pagliamesi” (Pajjiomuli), sicuramente uno degli antichi mulini di epoca bizantina.

   In località Maleni si notano, le tracce dell’antica villa romana oramai del tutto scomparsa e i resti di una chiesa absidata.  Nei pressi dell’attuale torrente Troiano, poco distante dai fondi Rocca e Rocchetta, su di una collinetta si intravede un edificio di notevole interesse, almeno da come il disegnatore lo ha impresso sulla cartina (casa colonica, oratorio, convento o meglio ancora una rocca?). In località Bordingiano, si nota l’antica “grangia” dei certosini ora trasformata in abitazione civile.

    L’orizzonte viene disegnato ad arco e denota una certa attenzione geografica.

  Il mare, impreziosito da due barche a vela. La leggenda, nella quale sono citati i vari fondi rustici e la loro estensione e la delicatezza dei colori, rendono merito anche al gusto estetico dello sconosciuto cartografo.

  Avere a disposizione i tali pregevoli documenti, che ci spingono ad approfondire lo studio e la ricerca nel territorio e soprattutto negli archivi nella speranza di ritrovare altri documenti e reperti che ci consentano di conoscere meglio altri aspetti della storia e della cultura locale.

Le carte ci “obbligano” infine a rivolgere un grazie postumo ai committenti del lavoro, a ringraziare coloro che le hanno redatte, che ci permettono oggi di conoscere quella antica realtà territoriale ancora oggi attuale, e a rendere merito all’archivio di Stato di Reggio che le ha conservate e ci restituisce in originale, almeno sino ad ora, la più antica carta topografica di una illustre città della Calabria.

 

                                                                                                                                                     FRANCO Danilo

 

 

 

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