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Al Presidente della Repubblica Italiana, al Presidente del Consiglio dei Ministri, al Ministro per la Salute, al Presidente della Regione Calabria, al Prefetto di Reggio Calabria, al Commissario regionale ad Acta per la salute nonché Soggetto attuatore dell’Asp 5 di Reggio Calabria, ai Sindaci ed a tutti i Consiglieri comunali (di Maggioranza e di Minoranza) dei Comuni della Locride.

 

“La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…”.

A dirlo non sono io bensì il I comma dell’art. 32 della nostra Costituzione. A quanto pare, però, non è così per noi calabresi della Locride; per il nostro Ospedale spoke di Locri, unico presidio in questa lingua di terra. Un Ospedale che da alcuni anni subisce le conseguenze di una strana malattia: quella dell’indifferenza, dell’insensibilità, della noncuranza, dell’irresponsabilità (o è forse incapacità ?) di quei rappresentanti istituzionali che avrebbero invece il dovere di adoperarsi perché l’articolo 32 della Costituzione abbia  concreta  attuazione.

Eppure tutti sanno che nella Locride vivono circa 150 mila abitanti che aumentano vertiginosamente durante le vacanze estive; eppure tutti sanno che la Locride rappresenta un territorio già martoriato dalla disoccupazione, dalla mancanza di strutture e di infrastrutture, di servizi, di vie di comunicazione. Tutti sanno che siamo un popolo costretto ad emigrare: sia per cercare lavoro, sia per cercare addirittura salute!

Eppure l’Ospedale di Locri è stato nel passato un presidio sanitario di tutto rispetto, all’avanguardia, invidiatoci dall’intera regione. C’erano primari, medici, infermieri, ausiliari, tecnologie di primissimo livello e le prestazioni erano d’eccellenza. Le trasformazioni legislative, le riforme, gli accorpamenti, le ingerenze d’una pessima politica (ci sono sempre state ma almeno in passato si mirava a qualificare e non a dequalificare) hanno purtroppo portato il nostro Ospedale nelle condizioni oggi note a tutti. Eppure continuano ad esserci professionalità che, però, non sono messe nelle condizioni di operare per carenza di organico, di mezzi, e di quanto necessario per fare veramente della struttura un Ospedale spoke.

Due brevissime testimonianze personali a dimostrazione di quanta professionalità operi ancora tra sacrifici e turni indicibili.

Per ben due volte ho avuto prestazioni dell’Ospedale di Locri per me di vitale importanza anche se, purtroppo, successivamente mi sono dovuto forzatamente trasferire in centri specializzati. E’ successo nel 2002 quando, grazie ai medici del Reparto di Medicina del nosocomio, ho ricevuto le cure urgenti ed importanti per la mia salute e nel 2016, quando il Pronto Soccorso, sempre di Locri, mi ha prestato le cure salvavita per poi essere trasferito nella divisione di Pneumologia, in condizioni molto gravi, ed è grazie ai medici e a tutto il personale di quel Reparto se oggi posso testimoniare quelle esperienze. Per le altre circostanze in cui ho avuto necessità di particolari prestazioni, conoscendo la situazione in cui versa il presidio locrese, mi è stato saggiamente consigliato di recarmi altrove.

La realtà di oggi è sotto gli occhi di tutti. E’ davvero triste e drammatico il solo pensare che in caso di necessità non ci si può curare nella struttura più vicina, nel momento di bisogno, dell’urgenza. Mi domando: ci sarà il tempo di arrivare altrove quando proprio il tempo diventa l’alleato, o il nemico peggiore dell’ammalato?

 

Mi chiedo se per i nostri governanti l’art. 2 della Costituzione (“La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo…”)  abbia un senso, un valore, visto che la salute è un bene prezioso e per l’uomo costituisce un diritto inalienabile.

Principi sanciti dalla Costituzione ma offesi, ignorati da legislatori e burocrati che antepongono i numeri, la ragioneria, alla salute. Quel che conta è risanare i conti pubblici, pareggiare i bilanci: non importa a discapito di chi né interessano i motivi per i quali i Bilanci sono in rosso.

E ricorderei anche, a chi ha il “potere” in mano, che l’art. 3 della Costituzione ci ricorda che (“tutti i cittadini hanno pari dignità sociale…”)

Lascio a chi legge ogni altra conclusione. Non posso non ringraziare il Sindaco di Locri, Giovanni Calabrese, per essere stato il primo promotore di convinte battaglie a difesa dell’Ospedale di Locri, battaglie che – nel tempo – stanno registrando adesioni di altri sindaci, sindacati (anche questi da tempo impegnati in una dura lotta contro il depotenziamento dell’ospedale), associazioni, studenti.

Non posso però non chiudere questa lettera con l’appello iniziale:

 

Se le nostre battaglie a difesa dell’Ospedale di Locri non dovessero sortire gli effetti sperati

 

DIMETTIAMOCI TUTTI !!!

 

Antonimina, 31 ottobre 2018                            Giuseppe Pietroburgo

Vice sindaco di Antonimina

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