Mar. Apr 23rd, 2024

“Avevo sentore che sarebbe andata a finire in questo modo, mi spiace solo per tutte quelle persone propense a denunciare. Volevo crederci ma lo stato non c’è”. Con queste parole chock inizia il video di Nino Cento, testimone di giustizia di Cittanova che da qualche giorno non ha più diritto alla scorta. Il provvedimento di revoca gli è stato notificato martedì sera e Cento lo ha diffuso attraverso il suo profilo Facebook. Un annuncio a cui è seguito una serie di video accusatori nel quale il testimone di giustizia attacca il ministro dell’Interno e il prefetto di Reggio Calabria. “Da questa sera – commenta con sarcasmo – la ’ndrangheta mi può ammazzare su licenza del ministro dell’Interno Matteo Salvini con l’accordo del prefetto di Reggio Calabria e del questore. Lo Stato – prosegue Cento – gioca con la vita di chi denuncia la ’ndrangheta, mi vogliono morto, fatevi sotto cosche Raso e Gullace”.

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Nino Cento è testimone di giustizia e viveva sotto scorta, fino all’altro ieri, dal 2016, quando anche grazie alle sue dichiarazioni la Procura antimafia di Reggio Calabria aveva fatto scattare la maxi operazione denominata “Alchemia”. Un’inchiesta che ha riguardato i clan di Cittanova Raso, Albanese e Gullace. Il processo scaturito dall’operazione “Alchemia” è tutt’ora in corso davanti al collegio del Tribunale di Palmi. L’imprenditore si è fatto promotore della cooperativa, la  “Zomaro-Resort”, che gestisce dei terreni di proprietà del comune di Cittanova sull’Aspromonte. La sua storia di testimone di giustizia nasce proprio dalla denuncia contro i clan Raso-Albanese-Gullace i quali pretendevano di imporgli il pizzo per potere gestire e lavorare su quei terreni.

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