Ven. Apr 19th, 2024

Il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione G.I.P. – ha disposto la restituzione degli atti al P.M. per la prosecuzione delle indagini, a seguito dell’opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dall’avvocato TASSONE Maria, legale della famiglia
A distanza di quasi 4 anni dalla morte di Jerinò Roberto avvenuta nel reparto di terapia intensiva dell’Ospedale Bianco-Melacrino-Morelli di Reggio Calabria, il Giudice per le indagini preliminari, Mariarosaria Savaglio, ha respinto la richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura ed ha disposto la riapertura delle indagini.
Jerinò era stato arrestato circa tre anni prima del decesso, essendo ritenuto dai magistrati della DDA di Reggio Calabria un esponente di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, nell’ambito dell’operazione “Crimine 3”, una maxi inchiesta contro il narcotraffico gestito, secondo gli inquirenti, da alcuni clan lungo l’asse Calabria-Sicilia-Lazio-Lombardia.
I familiari hanno sempre chiesto di conoscere la verità sulla morte del loro congiunto, il quale, al suo ingresso in carcere, non risultava affetto da alcuna patologia che potesse far presagire un evento così funesto.
Ed il Tribunale di Reggio Calabria è andato proprio in questa direzione, quella della ricostruzione dei fatti per come effettivamente verificatisi.
Il Giudice ha, infatti, accolto l’opposizione all’archiviazione avanzata dall’avvocato Tassone il quale ha dimostrato tramite una consulenza medico-specialistica che ha analizzato il caso, passo dopo passo, spiegando, perché le omissioni verificatesi configurano una sicura responsabilità in capo ai sanitari che hanno avuto in cura il Jerinò: in particolare, afferma il Legale: i consulenti tecnici di parte hanno ripercorso gli ultimi avvenimenti che hanno coinvolto il Jerinò ed hanno abbondantemente ed esaustivamente motivato come, al contrario di quanto sostenuto dalla CTU incaricata dal P.M. procedente, le condotte omissive abbiano inciso sulla morte del Jerinò Roberto.
La consulenza redatta dalla C.T.U. non aveva risposto a tutti i quesiti del caso, lasciando scoperti alcuni aspetti fondamentali.
Tuttavia il P.M. Dott. De Caria, oggi titolare dell’inchiesta, ne aveva richiesto l’archiviazione.
Il Giudice per le indagini preliminari, ritenendo di dover acquisire ulteriori elementi, ha dunque fissato il termine di sei mesi per integrare nuove indagini ed ha disposto una nuova consulenza tecnica, al fine di meglio specificare le eventuali responsabilità in cui sono incorsi i soggetti che avevano in cura e custodia Jerinò Roberto.

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