Ven. Mar 29th, 2024
Il sindaco sospeso di Riace, con Francesco Merlo, ripercorre la vicenda di un paese che oltre vent’anni fa si è trovato al centro degli sbarchi e ha scelto l’accoglienza. Fino alla reazione leghista, alle inchieste, alle polemiche dolorose
 
Applausi, tanti, e arriva così alla Nuvola il sindaco sospeso di Riace, il Mimì Capatosta, il Testadura, Mimmo Lucano, accompagnato da Francesco Merlo che così lo presenta e lo avvia al microfono tra un nugolo di sostenitori. Così come si moltipliucano le iniziative di solidarietà nei suoi confronti (“A Natale Riace sarà piena di persone che hanno scelto di passare le feste nel borgo”). La platea è piena, lo circonda grande tifo, affetto e un clima caldo da supporter accorti e preparati.

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“Sì, sono un anti Salvini come pensiero, e ne sono orgoglioso. Oggi c’è una scelta da fare: o assecondare l’impulso di umanità o girarsi dall’altra parte. Io penso che ognuno deve seguire la propria indole, la propria coscienza e invece sta succedendo qualcosa di molto grave: le persone che come me non restano indifferenti sono avversati da chi resta insensibile. C’è la voglia di mortificare l’impulso di umanità degli altri, c’è odio. E la cosa più drammatica è che questa parte insensibile ora è diventata potere politico, parte dirigente che se la prende contro i i rifugiati, i rom, i diversi e tutti quelli che non la pensano come loro”.

Così Lucano ricorda subito a tutti da che parte sta. Ed è un fiume in piena che parla con nostalgia, “del presepe che a Natale diventava Riace” e, a proposito della santa ricorrenza, “io da laico dico che non posso sopportare che ministri che lasciano in strada tanti disgraziati o in mare vadano in giro con i rosari” e, ancora più diretto sulla cattiva coscienza, “non capisco come un ministro dell’Interno riesca a dormire tranquillo”. E ne ha anche per i vescovi:  “Come può un cristiano votare per partiti che aggrediscono gli ultimi? Cristo era un ultimo eppure la Conferenza episcopale non mi pare che abbia condannato con grande forza le politiche sull’immigrazione così disumane”.

Merlo cerca di dirigere l’afflusso dei pensieri, delle affabulazioni: “Mimmo Lucano è sotto processo perchè ha trovato una chiave per risolvere l’integrazione, Salvini dovrebbe premiarlo. E invece lo accusano di aver celebrato un matrimonio e di aver dato l’appalto diretto a una coop che trasportava i rifiuti, ma era l’unica che poteva farlo perchè aveva un mulo. Il cuore di tutto è che a Riace era stato trovato una formula per l’integrazione che aveva anche un modello economico che si reggeva. Con un costo di 35 euro al giorno per straniero. 35 euro che sono serviti a mettere in piedi tutto questo. Un modello concreto e semplice, per questo lo hanno voluto colpire, lo hanno scardinato. Perchè politicamente conviene aizzare la paura verso lo straniero, invece che sostenere formule che lo accolgono e lo accettano”.

A Lucano chiedono ancora una volta di raccontare cos’era la sua Riace e prova a riassumerla così; “Un borgo che era quasi spopolato che ha ricominciato a vivere. Con famiglie straniere che avevano una loro casa, botteghe artigiane, scuola, asilo, ambulatorio, e anche turismo diffuso nelle case rimaste chiuse per quarant’anni. L’anziana calabrese tutta vestita di nero insieme alla bimba con i dreadlock,  il creatore di aquiloni di Islamabad con la ricamatrice di Herat, una geografia umana bellissima. Tutto iniziò 20 anni, con contorni ormai quasi da leggenda, una nave di 250 disperati che sbarca nella spiaggia del paese in basso, e io, che non ero neanche sindaco, ho seguito quella che era la mia coscienza e ho cominciato a cercare di aiutarli. Venendo qui ho ricevuto la telefonata di Wim Wenders che vuole continuare a girare il film su di noi. Sì, abbiamo dimostrato che oltre la barbarie c’è un’altra direzione”

Mimmo Lucano- viene ricordato –  il 2 ottobre è stato arrestato per favoreggiamento di immigrazione clandestina ed è un sindaco sospeso. Il progetto Riace si sta via via smembrando, con i rifugiati chiamati a doversi trasferire in altri Sprar, anch’essi messi alle strette dalla legge sulla sicurezza di Salvini. Molti di loro dopo pochi giorni fuggono per cercare di tornare nel paesino calabrese che è stata la loro casa.  Molti ora stanno per strada. L’alternativa calabrese la racconta la giornalista di Repubblica Alessia Candito: “Riace è rimasta un simbolo, ma il suo opposto la tendopoli della morte, quella di San Ferdinando, nella desolazione alle spalle di Gioia Tauro, 2 mila anche 3 mila persone senza acqua e elettricità richiamate laggiù per la raccolta delle arance, una vergognosa tendopoli di Stato”.

Chiedono a Lucano: “A luglio scadrà comunque il suo mandato di sindaco, vicende giudiziarie a parte. Cosa farà dopo?”. “Ancora non so, certo se dovessi servire per fermare l’onda nera, quella fascista, ci sono. Io sono dell’onda rossa”. Si chiude l’incontro, ma in tanti fanno capannelo intorno al sindaco sospeso. E Merlo ricorda che c’è una proposta per candidare il “modello Riace” al Nobel per la pace.

 

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