Sab. Apr 20th, 2024

Macabre intimidazioni in Calabria. Tre buste con all’ interno una testa mozzata di capretto sono state lasciate davanti alle abitazioni del vicesindaco di Longobucco, Giuseppe Davide Federico, dell’ex sindaco, Luigi Stasi e di un impiegato comunale, Pietro Caputo.  Le indagini sono state avviate dai militari di Longobucco, con il coordinamento della Procura della Repubblica di Castrovillari. A denunciare l’episodio il sindaco di Longobucco, Giovanni Pirillo in una lettera inviata alla Prefettura di Cosenza e alla Prucura: «In ambito della politica locale è in atto una discussione su come procedere per l’immediato futuro, a seguito delle recenti dimissioni presentate dal vicesindaco . Non sappiamo – scrive in una nota- se vi sia collegamento tra queste minacce e la vicenda politica in discussione, sicuramente il clima di odio che si è venuto a creare nelle ultime vicende pubbliche non contribuisce ad un confronto sereno e costruttivo».
Nell’esprimere solidarietà alle vittime per il gesto criminale il primo cittadino chiede altresì che ad intervenire siano le forze dell’ordine confidando «che venga fatta luce su queste minacce di tipo mafioso che generano sconcerto e paura nella cittadinanza».
Da sempre la “malavita” utilizza precisi “segni” per infondere terrore, che hanno sempre avuto un chiaro significato verso le vittime e rappresentavano minacce verso tutta la popolazione.
La testa di un animale nei pressi dell’abitazione, così come una bara vuota, un uccello morto sono avvertimenti di una “promessa” di morte. Questi i mezzi vigliacchi e prepotenti che caratterizzano le modalità in cui agisce la criminalità organizzata.

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MARCELLA MESITI|redazione@telemia.it

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