Ven. Apr 19th, 2024

Colpo alla cosca di ’ndrangheta “Cianci-Maio-Hanoman” operante a San Martino di Taurianova. Questa mattina sono scattate le manette per 8 presunti vertici del clan di cui 6 destinatari della custodia cautelare in carcere e 2 della misura degli arresti domiciliari, e indagati, a vario titolo, per associazione mafiosa estorsione ed intestazione fittizia di beni, aggravate dall’aver agevolato la citata cosca di ‘ndrangheta. Le operazioni sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Reggio Calabria diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, investigatori della Squadra Mobile di Reggio Calabria e del Commissariato di Taurianova, con il supporto del commissariato di Cittanova, hanno dato il via all’operazione.

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In carcere sono finiti Domenico CIANCI, nato a Taurianova (RC) il 24.3.1947; Concettina GLIGORA, nato a Taurianova (RC) il 9.2.1979; Domenico FORGETTI, nato a Taurianova (RC) il 14.5.1985; Giuseppe MAVRICI, nato a Taurianova (RC) il 29.12.1974; Damiano FORGETTI, nato a Taurianova (RC) il 14.5.1985; Annunziato CHIRICO, nato a Taurianova (RC) l’1.5.1967.

Mentre ai domiciliari sono finiti  Rachela CIANCI, nata a Taurianova (RC) il 3.1.1945; Damiano CIANCI, nato a Taurianova (RC) il 14.7.1940.

Le attività investigative – coordinate dal Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano PACI e dal Sostituto Procuratore Giulia PANTANO sono state condotte all’indomani dell’inchiesta “Vecchia Guardia” che nel 2014 aveva colpito la cosca Cianci-Maio-Hanoman guidata, secondo gli investigatori, da  Domenico CIANCI. Dopo l’arresto nel 2014 del presunto boss, CIANCI, l’indagine è proseguita attraverso le intercettazioni dei colloqui in carcere di quest’ultimo con i suoi familiari. E malgrado lo stato di detenzione, Domenico CIANCI ha continuato ad impartire disposizioni per richiedere a proprietari terrieri, imprenditori e commercianti, il pagamento di somme di denaro e l’acquisizione di beni a titolo estorsivo. Per la Dda reggina la cosca Cianci-Maio esercita l’influenza, imponendo estorsioni sulle operazioni immobiliari e attraverso l’antico metodo della “guardiania” sui fondi agricoli. Si tratta in realtà di un potere mafioso esercitato in un contesto essenzialmente agricolo e pastorale.

l’indagine ha fatto emergere anche alcune responsabilità in relazione all’ intestazione fittizia di beni, per eludere le disposizioni di legge e per agevolare il riciclaggio dei proventi dell’attività di estorsione ed altri delitti contro il patrimonio, il presunto boss Cianci intestava fittiziamente ad altri esponenti della famiglia CIANCI la titolarità di vari terreni di grande estensione.

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