Sab. Apr 20th, 2024

Interrogatorio fiume per il governatore davanti al gip. «Ho agito solo per l’interesse pubblico, non ho commesso nemmeno un abuso d’ufficio. La sciovia di Lorica? Non potevo lasciarla andare in malora». E sul presunto tentativo di danneggiare Occhiuto frenando piazza Bilotti: «Assolutamente no»

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Due ore davanti al gip per il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio. Un interrogatorio di garanzia fiume al quale hanno assistito anche i magistrati della Procura di Catanzaro – l’aggiunto Vincenzo Capomolla, il sostituto della Dda Camillo Falvo e il sostituto Alessandro Prontera – che gli contestano due ipotesi di abuso d’ufficio, nell’ambito dell’inchiesta “Lande desolate”, per denaro pubblico illecitamente, secondo l’accusa, elargito alla ditta “Barbieri Costruzioni srl” che aveva l’appalto dei lavori della sciovia di Lorica. Accompagnato dal suo avvocato, Enzo Belvedere, Oliverio non tace davanti ai giornalisti (tenuti per due ore al gelo per ordine del presidente del Tribunale, nda) e proclama, con tono per nulla conciliante, la propria innocenza. Difende la sua «adamantina» opera di governo e reagisce attaccando: «Non accetto, lo ripeto ancora una volta, che possa essere infangata o offuscata la mia vita, la mia storia di amministratore pubblico, di uomo impegnato nella politica».
«Ho chiarito la mia posizione – ha detto il governatore al termine dell’interrogatorio –. Io ho sempre operato nell’interesse pubblico, qui si tratta di un’opera importante in un comprensorio importante (si riferisce alla sciovia di Lorica, ndr). L’attenzione della Regione è volta all’interesse pubblico».
I soldi non sono stati elargiti, come sostiene l’accusa, nell’interesse di bloccare i lavori di piazza Bilotti a Cosenza affinché il sindaco, e rivale politico, Mario Occhiuto non arrivasse a inaugurarla?
«Ma assolutamente no – reagisce Oliverio –, noi abbiamo avuto interesse a che le opere si completassero anche perché dobbiamo rendicontare all’Unione europea e devo dire che anche l’opera di piazza Bilotti è un’opera finanziata con fondi comunitari, quindi ritardarne la realizzazione avrebbe comportato un pericolo di perdita di risorse. Io appena sono arrivato alla Regione mi sono preoccupato di rendicontare all’Unione europea, sulla base del presupposto della regolare esecuzione delle opere».
E per quanto riguarda il bando che alla base dell’appalto alla Barbieri, Oliverio replica: «Intanto il bando non è stato fatto con la mia amministrazione perché è partito prima. Secondo, il bando non è stato fatto dalla Regione ma da un Comune. Terzo, le opere complementari sono state finanziate dalla Regione in un programma generale di 1.700 opere che sono state oggetto di finanziamento perché non andassero alla malora. Perché quando un’opera rimane inutilizzata il rischio è che anche i finanziamenti vadano alla malora quindi noi abbiamo agito, io ho agito, esclusivamente nell’interesse pubblico come ho sempre fatto nella mia condotta di governo, sempre».

A OGNUNO LE SUE RESPONSABILITÀ «Io sono tranquillo, so di avere sempre agito nell’interesse collettivo. Io non ho mai utilizzato un euro di risorsa pubblica per agire contro l’interesse comune. Naturalmente ci sono diverse funzioni nella pubblica amministrazione. La mia è la responsabilità di governo della Regione, poi ci sono le strutture amministrative, ci sono gli enti che operano ognuno per le proprie responsabilità. La mia responsabilità è volta esclusivamente all’interesse pubblico. Lo sottolineo con forza perché non accetto, lo ripeto ancora una volta, che possa essere infangata o offuscata la mia vita, la mia storia di amministratore pubblico, di uomo impegnato nella politica. Perché del contrasto alla criminalità organizzata ho fatto uno dei motivi fondamentali del mio impegno politico e istituzionale. Tra l’altro oggi ho chiarito con molta precisione che tutti gli atti che sono stati assunti sotto la mia amministrazione sono volti all’interesse pubblico. Un’opera che ho trovato appaltata con quel tipo di gara era un’opera che non poteva andare in malora», ha detto Oliverio.

L’OPERA C’È «Grazie, successivamente, all’amministrazione straordinaria che si è sostituita all’impresa quando l’impresa è stata oggetto di una interdittiva antimafia, grazie agli amministratori nominati dalla Procura, grazie alla collaborazione con i commissari straordinari e con l’ente appaltante che è il Comune di Pedace (oggi Casali del Manco) si è portata a compimento l’opera. E l’opera c’è, è lì», afferma il presidente della giunta regionale.
Solo che Giorgio Barbieri – finito in carcere nell’ambito della stessa inchiesta – non ha messo i tre milioni di euro che avrebbe dovuto investire lasciando ogni spesa al pubblico.
«Barbieri è stato interdetto – è la replica di Oliverio –, questi sono problemi che non conosco nel merito perché in corso d’opera la figura di Barbieri è venuta meno».
Anche per quanto riguarda i presunti illeciti sull’avanzamento dei lavori, il governatore declina ogni responsabilità personale rimandando agli organi tecnici.
«Gli stati di avanzamento – ha detto – non competono al presidente della Regione perché ci sono organi tecnici. Ritengo che l’opera sia stata realizzata e infatti con l’amministratore delegato straordinario nominato dalla Procura si è fatto un grande lavoro per chiudere e completare questo investimento. È importante andare alla sostanza. Per quanto riguarda la forma posso dire che il presidente della Regione è molto ligio e scrupoloso al rispetto della legalità, lo dico senza ombra di essere smentito».

«NON C’E’ NESSUN ABUSO D’UFFICIO» «Rispondo di quello che mi è stato contestato, un abuso d’ufficio. Io ho chiarito che nemmeno un abuso d’ufficio ho commesso. Un abuso d’ufficio che come reato contestato è molto diffuso, non perché ci siano chissà quali responsabilità degli amministratori perché si può incorrere in un abuso d’ufficio facilmente per dover assumere responsabilità. Ma questa volta nemmeno questo c’è».
E per quanto riguarda lo sciopero della fame proclamato nell’immediatezza del suo obbligo di dimora a San Giovanni in Fiore? Pare che proseguirà anche a Natale.
«Il 27 abbiamo il Riesame e mi determinerò. Sono fiducioso perché la mia posizione in questa vicenda è chiarissima, è adamantina. E non ci possono essere nemmeno interpretazioni perché è molto chiara. Perché quando c’è la luce del sole non ci sono ombre».

GLI ALTRI INTERROGATORI Oggi si sono svolti anche gli altri interrogatori per le persone coinvolte in “Lande desolate”. Si è avvalso della facoltà di non rispondere l’imprenditore Giorgio Ottavio Barbieri, detenuto nella casa circondariale di “Regina Coeli” di Roma. È l’unico dei coinvolti nell’operazione condotta dalla Dda di Catanzaro a scegliere, per ora, questa opzione. L’imprenditore romano a cui è contestata l’aggravante mafiosa, non ha risposto alle domande riservandosi di vedere gli atti di indagine che saranno consegnati ai suoi legali nei prossimi giorni. Al palazzo di giustizia di Cosenza intanto, si sono presentati Gianluca Guarnaccia e Francesco Tucci, che hanno risposto alle domande poste dal giudice Benigno, inviata al Tribunale in sostituzione del Gip che ha disposto le misure cautelari. Tucci e Guarnaccia hanno fornito la loro versione dei fatti al centro dell’inchiesta. Mugugni tra gli avvocati del foro cosentino sulla scelta del Gip titolare del fascicolo di volere affidare l’interrogatorio di garanzia ad una sua collega seppur di comprovata esperienza e professionalità.

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