Gio. Mar 28th, 2024

Pesanti le richieste avanzate dalla pm Armerio e dall’aggiunto Lombardo, più leggere solo quelle nei confronti dei collaboratori Figliuzzi e Zappia. La vittima fu uccisa nell’agosto del 2011 dopo un rocambolesco inseguimento in pieno giorno

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Ergastolo per tutti. Per l’omicidio di Giuseppe Canale, ammazzato nell’agosto 2011 dopo un rocambolesco inseguimento in pieno giorno nelle strade di Gallico, secondo la Dda di Reggio Calabria non deve esserci nessuno sconto e nessuna attenuante per presunti mandanti ed esecutori. Per il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e il pm Sara Amerio, che hanno diretto l’inchiesta, Salvatore Callea, Antonino Crupi, Giuseppe Germanò, Filippo Giordano, Sergio Iannò, Cristian Loielo e Domenico Marcianò devono essere puniti con il massimo della pena. Solo per i collaboratori – Nicola Figliuzzi, uno dei killer assoldati per “fare il lavoro”, e Diego Zappia, responsabile logistico dell’agguato – la richiesta di pena è stata più lieve. Per loro, la pubblica accusa ha invocato rispettivamente 14 e 18 anni di carcere. Richieste pesantissime, arrivate al termine della requisitoria del pm Amerio, che alla presenza del procuratore aggiunto Lombardo – il quale ci ha tenuto ad essere in aula nelle cruciali fasi conclusive del procedimento – ha ripercorso la delicata indagine che ha fatto luce non solo sull’omicidio, ma sulla delicatissima fase che Gallico ha vissuto al termine della prima decade del 2000.

L’INCHIESTA All’epoca, il territorio, storicamente considerato “cortile di casa” del clan di Archi, pagava lo scotto di arresti importanti. Dietro le sbarre, erano finiti personaggi del calibro di Ciccio Rodà, il superboss Pasquale Condello e uno dei suoi più fidati luogotenenti, Giovanni Rogolino, all’epoca dell’arresto, capolocale di Gallico. Fattori di instabilità, quanto meno nella gestione del territorio, di cui qualcuno ha tentato di approfittare. Qualcuno, ha spiegato in passato il pentito Paolo Iannò, che magari ha usato Canale come testa di legno e killer su commissione.

L’OMICIDIO CHIRICO Sarebbe stato lui il 20 settembre 2010 a uccidere Domenico Chirico, elemento di vertice dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, fra i candidati alla “reggenza” di Gallico. Responsabilità ancora da accertare a livello investigativo, ma su cui familiari e affiliati della vittima non hanno mai avuto dubbi, tanto da emettere una condanna a morte senza appello per Canale. Per il suo omicidio, fra i primi ad essere individuato è stato il vibonese Nicola Figliuzzi, uno dei killer assoldati per “fare il lavoro”.

RESPONSABILI LOGISTICI Insieme ad altri collaboratori, è stato lui a chiarire il ruolo di Antonino Crupi, genero di Chirico ed elemento di vertice della ‘ndrangheta di Gallico. Per l’accusa, è stato lui a curare nei dettagli l’organizzazione dell’omicidio Canale. Insieme a Zappia, Crupi avrebbe incontrato i killer, fatto insieme a loro i sopralluoghi necessari per organizzare l’agguato, fornito loro una precisa descrizione fisica della vittima e garantito il supporto logistico prima, durante e dopo l’omicidio. Ma soprattutto – dicono gli investigatori – sarebbe stato Crupi a dare il definitivo via libera all’esecuzione, insieme a Giuseppe Germanò, titolare del negozio di ortofrutta dove si sono svolte le riunioni necessarie per preparare l’omicidio.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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