Sab. Apr 20th, 2024

Vero, come è vero, che nella lista super latitanti italiani – ad oggi ristretta a quattro imprendibili (Matteo Messina Denaro compreso) – non c’è più un reggino; ma altrettanto oggettivo è il dato che la strategia privilegiata della ’ndrangheta della provincia di Reggio per blindare i propri latitanti rimanga la realizzazione di bunker sotterranei. Solitamente una stanzetta ricavata nella “pancia” dei palazzi di famiglia, la chance per il boss in fuga dalla giustizia di restare a casa propria ma “salvarsi” rispetto al blitz improvviso.

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Un dato che ricaviamo dal numero dei bunker e rifugi – ben 12 – che nell’arco del 2018 hanno individuato, e smantellato, i segugi del Comando provinciale dei Carabinieri di Reggio. Un lavoro infinito la cui efficacia nella difficile opera di contrasto alla criminalità organizzata è stata ribadita dall’analisi del comandante provinciale, colonnello Giuseppe Battaglia. Dodici nascondigli che hanno portato all’arresto di quattro persone e alla denuncia di 11 persone (per favoreggiamento o procurata inosservanza della pena). Bunker che sotto il profilo investigativo equivalgono a covi caldi, perchè fino a poche ore prima della scoperta era vissuto dal fuggiasco.

Il record dei bunker scoperti (relativamente al 2018) spetta a Ciminà, paesino aspromontano della Locride dove l’Arma ha fatto centro quattro volte: il 22 febbraio, il 6 e il 21 marzo, il 24 novembre. Sempre in Aspromonte Jonico, a Platì (dove con l’inchiesta “Marine” si scoprì la prima “cittadina” sotterranea) altri due: 21 febbraio e 13 luglio; ed ancora Africo (24 marzo) e Locri (2 marzo). Appena 3 nella Piana: Rosarno (15 novembre), Cinquefrondi (9 maggio) e Cittanova (7 marzo). Per questo immane lavoro per contrastare e ridimensionare le ’ndrine i Carabinieri, come sottolineato dal comandante Battaglia, riconoscono lo straordinario «apporto» in sinergia dello Squadrone Eliportato Cacciatori Calabria.

Francesco Tiziano- gazzettadelsud.it

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