Ven. Apr 19th, 2024

La richiesta di accesso al rito abbreviato condizionato per Chiara Rizzo, ex moglie dell’ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo la condanna definitiva a tre anni di reclusione per concorso esterno in associazione mafiosa, è stata avanzata dal difensore della donna Bonaventura Candido alla luce delle nuove contestazioni avanzate dal pm, il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, nell’udienza del 3 dicembre scorso. In quella occasione, Lombardo aveva depositato un’ordinanza con cui riqualificava il capo d’imputazione nei confronti della Rizzo e dell’ex ministro dell’Interno, ed attuale sindaco di Imperia, Claudio Scajola, imputati per procurata inosservanza della pena per avere favorito la fuga di Matacena, reato aggravato dall’avere agevolato un’associazione segreta collegata alla ‘ndrangheta “da rapporto di interrelazione biunivoca, destinata ad estendere le potenzialità operative del sodalizio di tipo mafioso in campo nazionale ed internazionale”. Il pm, inoltre, oggi ha chiesto al Tribunale l’acquisizione al dibattimento delle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Pasquale Nucera e Giuseppe Lombardo detto “cavallina” – quest’ultimo condannato quale uno dei killer che assassinarono l’ex presidente delle Ferrovie dello Stato Lodovico Ligato – e del vice commissario di polizia Giuseppe Gandolfo. Lombardo ha parlato di un verbale “devastante” reso da Nucera nel 1996 dinanzi alla Procura della Repubblica di Palermo, in cui viene descritto il comune disegno criminoso portato avanti da ‘ndrangheta e Cosa nostra nel periodo delle stragi. In quel verbale Nucera riferisce anche di una riunione mafiosa tenutasi nel settembre ’91 a Polsi, nei pressi del Santuario della Madonna della Montagna, cui erano presenti i boss dell’epoca: i fratelli Tegano, Santo Araniti, Marcello Pesce, i Mazzaferro di Gioia Tauro e di Gioiosa Ionica, i Versace di Polistena e di Africo, Antonino Molè, due membri del clan Piromalli, i Mammoliti ed altri. A quella riunione, secondo il collaboratore, partecipò anche Amedeo Matacena, le cui frequentazioni con elementi della ‘ndrangheta, peraltro, secondo l’accusa, erano state riscontrate in altre occasioni, come il banchetto nuziale di una delle figlie di Carmine Alvaro, “‘u cupertuni”, uno dei mammasantissima di Sinopoli. Il pm ha anche detto che “Matacena non è soggetto parificabile agli altri”, poiché già il pentito Giuseppe Lombardo “cavallina” lo indica espressamente come “appartenente alla cupola della ‘ndrangheta per il suo ruolo politico”, e di averlo appreso direttamente dal boss Pasquale Condello “u supremu” di cui era referente diretto come killer nella guerra di ‘ndrangheta che insanguinò Reggio Calabria dal 1985 al 2000. Nel corso dell’udienza, inoltre, è emerso il ruolo del pentito Cosimo Virgilio, commercialista del clan Molè appartenente alla ‘massoneria deviata’ – che Lombardo ha chiesto sia sentito – il quale riferisce in un verbale che negli ambienti massonici da lui frequentati avrebbe notato anche l’ex ministro Scajola. Il processo riprenderà il prossimo 28 gennaio.

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