Da una parte la volontà di salvare Sorical trasformando la società in ente pubblico, dall’altra la legge nazionale in via di approvazione sull’acqua pubblica. Tra esposti e polemiche, si profila conflittuale la gestione delle risorse idriche calabresi su cui i pentastellati sembra proprio non vogliano cedere.
A intervenire sono stati Giuseppe d’Ippolito e Paola Parentela, rispettivamente componenti delle commissioni Ambiente e Agricoltura, i quali hanno detto no alla volontà di salvare Sorical a spese dei calabresi; con la fuoriuscita a marzo dell’unico socio privato di minoranza, infatti, la società che gestisce gli acquedotti e l’approvigionamento dell’acqua potabile ai comuni calabresi, dovrebbe diventare totalmente pubblica, un fatto inamissibile secondo i deputati grillini, anche perchè si tratterebbe di “trasferire alle dipendenze della Regione unità di personale reclutate senza concorso pubblico”. Senza parlare poi, degli anni di gestione fallimentare, delle assunzioni discutibili, degli incarichi ad “azionisti” del sistema di potere che attraverso questa manovra si andrebbe paradossalmente a premiare.
Un “carrozzone”, dunque, che stando alle dichiarazioni dello stesso commissario liquidatore, è a rischio default e necessita ancora di 1,5 miliardi di euro.
Tutta un’altra storia, invece, secondo i due grillini, la proposta del M5S che, con investimenti di oltre 2 miliardi di euro “cambierà tutto sull’acqua, finalmente riconosciuta come bene pubblico a gestione partecipata dalle comunità, come diritto insopprimibile e non più fonte di lucro privato”.
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FRANCESCA CLEMENO|redazione@telemia.it