Mer. Apr 24th, 2024

Massone deviato e informatore, in porto boss Molè aveva complici

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E’ un quadro a tinte fosche, quello delineato dal collaboratore di giustizia Cosimo Virgiglio, massone deviato e vicino ai servizi segreti italiani, che ha deposto oggi nel dibattimento scaturito dall’operazione “‘Ndrangheta stragista” dinanzi alla Corte d’Assise di Reggio Calabria, dove sono imputati il boss di Melicucco, Rocco Filippone, e quello di Cosa nostra Giuseppe Graviano, capo mandamento di Brancaccio. Rispondendo alle domande del procuratore aggiunto distrettuale Giuseppe Lombardo, Virgiglio – indagato nel procedimento connesso “Stato parallelo” – originario di Gioia Tauro, ha parlato della sua attività imprenditoriale di spedizioniere “che andava a gonfie vele”, fino al momento dell’avvicinamento del boss, poi assassinato, Rocco Molè, esponente della cosca omonima e imparentato con i Piromalli. Secondo il pentito, “Molè, dopo un periodo di carcerazione, aveva iniziato ad ampliare la sua sfera di influenza criminale, non accettando le antiche regole di convivenza con i parenti”. Molè aveva cominciato a trafficare merce contraffatta di provenienza cinese ed aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse burocraticamente a far sdoganare i container “compromessi” e, per questo, aveva chiesto a Virgiglio di “appoggiarlo”. Secondo il pentito, Molè poteva contare all’interno del porto di Gioia Tauro su numerose complicità, ma per la parte burocratica necessitava dell’assistenza di Virgiglio, che lo aiutò a superare i controlli, diventati asfissianti dopo l’insorgere del terrorismo internazionale. Virgiglio ha anche raccontato che Rocco Molè aveva rapporti con l’ex capitano dei carabinieri Saverio Spadaro Tracuzzi – recentemente condannato per avere favorito la cosca Logiudice di Reggio – che in un’occasione lo aveva aiutato a sdoganare un container di merce proveniente dall’Asia. Il collaboratore ha inoltre affermato di essere stato una “fonte” dei servizi segreti italiani per sei anni, dal 2001 al 2007, e di essere stato iniziato in una loggia massonica ‘spuria’. Virgiglio ha anche detto di essere entrato in contatto “con un finanziere, Giacomo V., e con un maresciallo dei carabinieri, appartenenti ai servizi di sicurezza italiani” che gli avevano chiesto di “comunicare loro ogni carico sospetto che potesse riguardare il traffico d’armi”. Virgiglio ha anche riferito di un container di passaggio bloccato da un’ispezione inaspettata. “Il funzionario della Dogana – ha detto – voleva fare un’ispezione fisica e notò che la prima fila del carico era costituita da divani, mentre il resto appariva vuoto. Il doganiere chiese allora agli addetti alla movimentazione di svuotare completamente il container, ma fu impossibile a causa delle proteste del personale della Maersk che sollecitava l’imbarco immediato sulla nave, quasi in partenza. Dopo l’imbarco del container sospetto, il funzionario denunciò l’episodio alla Procura della Repubblica di Palmi”.

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