Mer. Apr 24th, 2024

E’ arrivato alle battute finali il processo con rito ordinario che si sta celebrando dinnanzi al Tribunale di Lamezia Terme e che ruota attorno alle figure degli imprenditori Antonio Gallo e Francesco Cianflone, che la Procura Distrettuale di Catanzaro ritiene essere intranei alla cosca Giampà, per essere stati «sistematicamente imposti» quali imprese di riferimento nei settori degli impianti elettrici, il primo, e della fornitura di calcestruzzo il secondo. Al centro dell’udienza di ieri il matrimonio del collaboratore di giustizia Giuseppe Giampà. Una cerimonia a cui avrebbe preso parte in qualità di invitato anche Gallo, che rispondendo alle domande nel corso del processo, ha riferito di aver preso parte all’evento seduto al tavolo con altre quattro persone, tutti imprenditori di Lamezia. Un invito che a detta degli intervenuti al processo non era nato “da un rapporto di amicizia dove si va con la famiglia, ma solo per ricevere la busta”. Un regalo di nozze da 500 euro stando a quanto emerso nell’aula Garofalo. Un importo sul quale gli imprenditori invitati, circa 100, si sarebbero concordati prima dell’evento. Non un semplice invito, insomma, ma una specie di estorsione: “Gli imprenditori, ha riferito infatti Gallo, pagavano estorsioni, non era per amicizia”.
Il processo “Piana”, scaturito dall’omonima operazione della Dda e della Dia per fare luce sui presunti legami tra criminalità organizzata ed imprenditoria è stato rinviato al prossimo 7 maggio.

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ALESSANDRA BEVILACQUA|redazione@telemia.it

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