Mer. Apr 24th, 2024

«Qua sai che ti ho detto una cosa… Gli asini si sono acchiappati e i barili hanno levato la furia… Noi ci siamo trovati coinvolti senza sapere niente …inc… i fatti sono stati là …inc… spiegato sempre …inc… i fatti sono stati là ad Africo… Noi che c’entravamo ad Africo?».

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È quanto si legge in un passaggio dell’informativa “Brodo-Pollino” della Questura di Reggio Calabria, Squadra Mobile, Sezione Criminalità organizzata e Catturandi, che fa parte dell’operazione “Pollino-European ’Ndrangheta Connection”.

È la sera del 26 giugno del 2017 quando gli inquirenti registrano una conversazione di interesse investigativo nel corso della quale i tre conversanti parlano a cena di diverse vicende di cronaca nera compresa la causa che avrebbe portato alla ripresa della faida di San Luca, che si era riaccesa nel dicembre del 2006. Due dei conversanti appartengono alla famiglia “Pelle-Vottari”. Sono loro che indicano quale ipotesi alternativa della contrapposizione con i “Nirta-Strangio”, alcune “tragedie”.

Nell’informativa “Brodo–Pollino” diversi sono gli spunti che riferiscono di vicende collegate alla faida di San Luca o con fatti di cronaca avvenuti nella Locride negli ultimi tempi. Tra l’altro, nel corso di un’altra conversazione, si parla di un soggetto che sarebbe legato al sequestro di Adolfo Lollò Cartisano, e la contemporanea esclusione degli “Africoti” che hanno preso 30 anni.

Leggi la versione integrale dell’articolo su Gazzetta del Sud – edizione Reggio in edicola oggi.

Rocco Muscari- gazzettadelsud.it

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