Ven. Apr 19th, 2024

Si è svolto l’interrogatorio di garanzia davanti al Gip di Reggio Calabria di Tommaso Costa. L’interrogatorio arriva a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare in carcere al boss di Siderno nell’ambito delle indagini per l’omicidio di Vincenzo Figliomeni, detto “brigante”. Proprio l’elemento di spicco dell’omonima famiglia sidernese è ritenuto, dagli inquirenti, il principale autore di un efferato omicidio avvenuto a Siderno durante la cruenta faida scoppiata tra le cosche Commisso e Costa, tra la fine degli anni ‘80 e gli inizi degli anni ’90.Secondo gli elementi acquisiti nel corso delle indagini – coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dai sostituti procuratori della Dda di Reggio Calabria Antonio De Bernardo e Giovani Calamita – Costa avrebbe deciso, organizzato ed eseguito, in concorso con un soggetto deceduto, l’omicidio di Vincenzo Figliomeni avvenuto a Siderno il 19 novembre 1988, con l’esplosione di almeno tre colpi (di cui due andati a segno) di un fucile da caccia, caricato a pallettoni, che attinsero la vittima al capo, al tronco ed agli arti, provocando gravi lesioni del cervello e ai polmoni, causandone l’immediato decesso.
Vincenzo Figliomeni, alias “brigante”, era il padre di Angelo e Cosimo, attualmente latitanti in Canada. Nella stessa inchiesta è indagato anche Giuseppe Curciarello, non destinatario di misura cautelare, per l’omicidio di Domenico Baggetta, avvenuto a Siderno il 27 dicembre 1988. L’omicidio contestato a Costa si inserisce nell’ambito della violenta faida esplosa a Siderno. Durante il periodo della faida, la ‘ndrina dei Costa era guidata da Giuseppe Costa, il quale, anche dopo il suo arresto e successivamente alle sentenze di condanna avvenute in seguito al processo Siderno Group, ha continuato a far parte del sodalizio, impartendo direttive e ricevendo, all’interno del carcere, doti di ‘ndrangheta di livello provinciale, fino a quella del “quartino” nel 2007. Giuseppe Costa ha iniziato a collaborare con la giustizia nel 2012 e le sue dichiarazioni sono alla base della contestazione di omicidio formulata dai magistrati a carico di Tommaso Costa. Indagini integrate anche con le dichiarazioni di un altro collaboratore, Crocefisso Casalini, oltre ai riscontri effettuati dalla Squadra Mobile, sotto le direttive della Dda di Reggio Calabria. Nel corso dell’interrogatorio Tommaso Costa, difeso dall’avvocato Sandro Furfaro, si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere ma avrebbe solo reso alcune dichiarazioni spontanee per contestare la credibilità del fratello Giuseppe.

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ALESSANDRA BEVILACQUA|redazione@telemia.it

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