Ven. Mar 29th, 2024

Depositate ieri altre due norme per arrivare a una parità di genere mascherata. L’obiettivo bipartisan è il rinvio del prossimo Consiglio per costringere Sculco a fare un passo indietro. Irto avrebbe convocato la capigruppo per lunedì mattina

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Una legge sulla parità di genere? No, tre. Doppia preferenza? Macché: tripla. Insomma, siamo al gioco delle tre carte. Da quando, su disposizione del presidente Nicola Irto, la legge Sculco sulla doppia preferenza di genere è stata messa all’ordine del giorno del prossimo consiglio regionale, previsto per lunedì, lo stato di ansia della politica calabrese ha superato il livello di guardia.
Sono così partite le manovre per affossare definitivamente una norma che, se approvata, a partire dalla prossima legislatura potrebbe determinare un riequilibrio di genere nell’assemblea e permettere l’elezione di un buon numero di donne. A scapito, ovviamente, degli uomini e degli attuali consiglieri, tutti a caccia di una rielezione. E infatti a sostenere con convinzione la legge è solo Flora Sculco, unica presenza rosa a Palazzo Campanella; tutti gli altri, con sfumature diverse, vedono la norma come un ostacolo di non poco conto sulla strada della loro riconferma nel 2020.

LE NUOVE LEGGI Dopo giorni di smarrimento, è infine stata elaborata la strategia: depositare più leggi per costringere Sculco a fare un passo indietro o, in alternativa, per rinviare le varie norme in commissione, al fine di addivenire a un testo unitario, con l’effetto di annacquare la norma della consigliera crotonese, che aspetta il via libera dell’assemblea da ben quattro anni.
Proprio ieri, sul filo di lana, sono state depositate due nuove proposte, firmate rispettivamente da Vincenzo Pasqua, Tonino Scalzo ed Ennio Morrone e da Orlandino Greco e Giovanni Arruzzolo. Sono entrambe proposte di modifica della legge elettorale calabrese, con la comune previsione del voto disgiunto (la possibilità di votare un candidato presidente e un consigliere di altra coalizione). Ma l’aspetto più singolare riguarda proprio le disposizioni sulla parità di genere, che le due nuove proposte contemplano, anche se in modo del tutto particolare. La legge Pasqua-Scalzo-Morrone, addirittura, arriva a prevedere la tripla preferenza. A ben guardare, però, non si tratta di un’agevolazione per le donne, perché la nuova norma stabilisce che si possano votare anche solo due uomini (o due donne), con l’alternanza di genere obbligatoria a partire dalla terza preferenza. La legge Greco-Arruzzolo, invece, mantiene la preferenza singola e agisce solo sulle liste, nelle quali ciascuno dei due generi «non può essere rappresentato in misura superiore al 50%».

IL PRESSING SU IRTO Subito dopo il deposito delle nuove proposte, è iniziato il pressing su Irto, in questi giorni oggetto delle critiche di tutti quei consiglieri che avrebbero preferito continuare a fare orecchie da mercante rispetto alle sempre più insistenti richieste arrivate da associazioni femminili, commissioni di parità, società civile e, da ultimo, anche dalle parlamentari dem Monica Cirinnà («il nuovo Pd non può mostrare nessuna incertezza sulla questione femminile») e Simona Malpezzi («mi auguro che tutte le forze politiche non sprechino l’opportunità di far diventare anche la Calabria una regione che promuove e sostiene la partecipazione delle donne»).
Su iniziativa di Arruzzolo, in particolare, diversi capigruppo avrebbero inviato a Irto la formale richiesta di un rinvio di un paio di giorni della seduta di lunedì, ufficialmente per l’assenza di diversi consiglieri.
In realtà, l’obiettivo sembra quello di guadagnare tempo per consentire la discussione delle nuove proposte nelle relative commissioni, in modo da averle pronte per la prova dell’Aula. L’assemblea si troverebbe così a dover esprimersi non su una, bensì su tre leggi sulla parità di genere. Sculco, ovviamente, malgrado abbia dalla sua parte un piccolo gruppetto di consiglieri (tra cui lo stesso Irto, Romeo, Giudiceandrea, Sergio, Mirabello, Guccione e Bova), non avrebbe i numeri per far approvare la sua legge. A quel punto, davanti all’esponente di Cir si aprirebbero due strade: fare un passo indietro e accettare di fare sintesi, oppure andare a uno scontro che la vedrebbe sicuramente perdente e dal quale emergerebbe una norma che, di fatto, non garantirebbe quote rosa nella prossima legislatura.
Del resto, proprio Sculco, alcuni giorni fa, aveva manifestato le sue preoccupazioni rispetto alla possibilità di assistere a «trucchi e trabocchetti» in grado di far saltare la sua legge. Non si sbagliava, probabilmente.

LA DECISIONE DI IRTO Il pressing bipartisan ha costretto Irto a tirare un po’ il freno a mano. Pare infatti che il presidente abbia convocato per lunedì mattina una Conferenza dei capigruppo, allargata all’Ufficio di presidenza, nel corso della quale potrebbe essere deciso il rinvio del Consiglio di qualche giorno. Giusto il tempo di portare a termine il giochino.

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