Ven. Apr 19th, 2024

Piazza Grande si afferma quasi dappertutto. L’ala governativa si aggiudica la sfida interna. Ma Vibo assegna un plebiscito a Censore. E Martina tiene a Reggio e Catanzaro. Pd sempre più diviso tra chi vuole la ricandidatura del presidente e chi no

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 Mario Oliverio fa la voce grossa, ma il rischio che ci si trovi di fronte a una vittoria di Pirro è molto concreto. La lista pro-Zingaretti sostenuta dal governatore, “Piazza Grande”, ha conquistato in modo netto quattro province su cinque, ma per Oliverio il controllo assoluto del Pd calabrese rimane una chimera. A conti fatti, il presidente della Regione oggi può contare sull’appoggio di metà partito, quella stessa metà che lo vorrebbe ricandidato alle prossime elezioni; l’altra, invece, che somma la seconda lista a supporto del neo segretario, “Calabria con Zingaretti”, e le mozioni Martina e Giachetti, sembra totalmente contraria all’eventuale ritorno di Oliverio al quinto piano della Cittadella.

TRIONFO A COSENZA Oliverio può senz’altro esultare per il risultato ottenuto nel Cosentino. In questa provincia il governatore si giocava una delle sfide più importanti, quella che lo contrapponeva al suo grande oppositore interno di questi anni, Carlo Guccione. Piazza Grande, sostenuta, tra gli altri, da Nicola Adamo, Enza Bruno Bossio e Luigi Guglielmelli, si è affermata con distacco a Cosenza città (circa il 54%) e in provincia (51%), con la lista del consigliere dem che ha invece ottenuto, rispettivamente, il 23% e l’11%. Difficile dire ora se il risultato potrà influire sulle scelte future di Guccione, che aveva già annunciato di voler concorrere alla primarie dem per la scelta del candidato governatore. Di sicuro, l’ex candidato sindaco di Cosenza non rinuncia a chiedere un profondo rinnovamento. E lo fa senza giri di parole, a poche ore dalla chiusura dei seggi: «Per le prossime elezioni regionali abbiamo bisogno di un candidato alla presidenza della Regione che possa essere punto di riferimento non solo del Pd, ma di un’alleanza civica e di centrosinistra, così come è avvenuto alle ultime regionali in Abruzzo e Sardegna». Dunque, con Zingaretti va ora «intrapreso subito un percorso per arrivare alla celebrazione al più presto del congresso regionale. L’obiettivo? Dare una nuova classe dirigente alla Calabria, profondamente rinnovata e con il compito di arrivare alla prossima scadenza elettorale con un programma e un progetto politico nuovo, in grado di sconfiggere le forze sovraniste della nostra regione».

CENSORE DOMINA L’affermazione di Oliverio alle primarie è dunque ben lungi dal rappresentare un viatico per una sua seconda ricandidatura. Se il governatore può gioire per il comunque relativo ridimensionamento di Guccione (che giocava una partita solitaria), deve però anche prendere atto che, in almeno una provincia, la sua presenza è del tutto residuale. È il caso di Vibo, dove l’ex deputato Bruno Censore ha sbancato tutto, con la lista “Calabria con Zingaretti” capace di ottenere un bulgaro 70%, a fronte del misero 8% appannaggio di “Piazza Grande”. Salgono così, all’interno del partito, le quotazioni di Censore, il quale, non è un mistero, non vede affatto di buon occhio (nemmeno lui) un Oliverio bis.

MARTINA TIENE Al plebiscito di Vibo vanno anche aggiunti i dati di Reggio e Catanzaro, dove la mozione Martina, pur con molte differenze, ha mostrato segni di vitalità estranei ad altre province. Nel capoluogo la situazione appare frammentata, con Zingaretti (sponsorizzato dall’ex presidente provinciale Enzo Bruno) avanti ma con Martina (sostenuto dal deputato Antonio Viscomi e dal presidente di Federazione Gianluca Cuda) capace comunque di imporsi in tante realtà locali, tra cui il secondo centro più grande, Lamezia Terme.
A Reggio c’era un’altra competizione interna che vedeva schierati, da una parte (quella di Zingaretti), il sindaco Giuseppe Falcomatà e il capogruppo dem Sebi Romeo, dall’altra (Martina) il presidente del Consiglio Nicola Irto e il consigliere regionale Mimmetto Battaglia. Il match è andato al duo Falcomatà-Romeo, ma con alcuni distinguo: perché se è vero che in provincia Zingaretti è arrivato ampiamente avanti all’ex segretario, è anche vero che a Reggio città la mozione Martina è riuscita quasi a pareggiare (33,2%), cedendo solo un centinaio di voti a “Piazza Grande” (36,8%). In totale Zingaretti (con due liste) ha però ottenuto 3.780 voti, Martina 2.263 e Giachetti (che qui poteva contare sull’appoggio di Nino Castorina) 887.
Martina non può però sorridere per il risultato ottenuto a Cosenza città, dove è arrivato al 16%. Decisamente più confortanti i dati in provincia, con la lista dell’ex segretario – sponsorizzata, tra gli altri, dal senatore Ernesto Magorno – che, con circa il 31% dei voti, si è affermata in molti centri del Tirreno (tra cui Diamante, Tortora, Verbicaro, Maierà, Buonvicino, Guardia Piemontese, Paola, Fuscaldo e Scalea). Proprio il parlamentare calabrese, fedelissimo di Luca Lotti, in queste ore, dopo un silenzio durato anni, ha deciso di prendere posizione chiedendo a Oliverio di farsi definitivamente da parte e di ammettere i suoi errori. «Magorno – hanno commentato maliziosamente alcuni dem – ha aspettato di perdere per dire la sua». Il punto, però, è un altro: adesso tutti i big della seconda metà del Pd chiedono un cambiamento radicale.
Oliverio ha di certo vinto la sfida interna, ma i risultati dicono che c’è un Pd spaccato in due e che la prossima candidatura alla guida della Regione dovrà, necessariamente, essere il prodotto di una sintesi. Altrimenti sarà rottura, con i dem che potrebbero consegnarsi alla definitiva irrilevanza elettorale.

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