Gio. Mar 28th, 2024

Cancelliamo l’otto marzo.
Sgombriamo il campo da ogni equivoco: io ammiro le donne, le ammiro tanto che una di esse l’ho pure sposata pur se dubito d’averle reso una gentilezza. Ritengo la donna, per il suo divino dono della maternità, assai migliore dell’uomo e sono anche convinto che senza di esse ad ispirarli, tanti capolavori dell’arte – pensiamo alla Divina Commedia – non ci sarebbero mai stati. Ma non capisco il significato di questa festa della donna che serve solo ad ingrassare l’industria floreale e gastronomica. E poi se penso alla festa del papà, con sponsor un san Giuseppe che a sentire i Vangeli papà nemmeno era, mi mortifico e non poco.
A queste donne, a queste nostre donne che sono la parte essenziale e sicuramente la più bella di noi stessi, a queste donne capaci di soffrire più di noi per i nostri malanni, a queste donne che ti rendono bella la vita e senza le quali essa non varrebbe nemmeno la pena d’essere vissuta, a queste donne, dico, io dedicherei un monumento in ogni angolo di mondo per insegnare a tutti quella che dev’essere l’essenza dell’essere umano, quello che dev’essere l’autentico spirito di sacrificio, quella che è la vera generosità del dare tutto senza pretendere niente. Ma la festa questa inutile festa per esse non mi va: le mortifica e mi mortifica. Lasciamo perdere mimose, fiori ed altre chincaglierie del genere e piuttosto impegniamoci a condannare a vita quegli stronzi che la festa alle donne gliela fanno tutti i giorni.

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