Gio. Apr 18th, 2024

Oggi l’udienza a Roma sulla causa per abuso d’ufficio e diffamazione intentata dal Goi contro la commissione bicamerale. Che aveva sequestrato l’elenco degli iscritti in Calabria e Sicilia

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Si è tenuta stamattina l’udienza dinanzi il gup presso il Tribunale di Roma, Valerio Savio, del procedimento che vede coinvolti gli ex vertici della commissione parlamentare Antimafia Rosy Bindi e Claudio Fava e i componenti Davide Mattiello (Pd) e Mario Michele Giarrusso (M5s) per abuso di ufficio e diffamazione.
Il fascicolo fu aperto dal capo della Procura di Roma, Giuseppe Pignatone nell’ottobre 2017 dopo una denuncia presentata dal Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia (Goi) Stefano Bisi (nella foto) che lamentava un «animo persecutorio» dell’Antimafia della passata legislatura ai danni dei massoni del Grande Oriente d’Italia e del suo leader. La prova di questa “massofobia” – dal titolo di un pamphlet edito dallo stesso Goi – sarebbe il sequestro degli elenchi degli iscritti alla massoneria (non solo del Goi, ma tutte le 4 principali obbedienze) della Calabria e della Sicilia, nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Commissione allora presieduta dalla Bindi.
Non la pensa così la Procura di Roma, che, con atto sottoscritto da Pignatone e dai tre vice Ielo, Prestipino e Sabelli, ha chiesto l’archiviazione del procedimento cui il Goi si è opposto con una memoria sottoscritta dal cielo difensivo della Loggia, gli avvocati Fabio Federico e Raffaele D’Ottavio. Le difese (l’ex parlamentare Pd Marco Di Lello per Fava, Filippo Cocco per Giarrusso e Giorgio Beni per Bindi e Mattiello) hanno in udienza sottolineato l’assoluta legittimità del sequestro degli elenchi e la fondatezza di quella indagine sui rapporti mafia e massoneria, rapporti considerati, anche dagli inquirenti, rilevanti anche alla luce della lunga latitanza di Matteo Messina Denaro. Il gip, riservandosi, comunicherà la propria decisione, archiviazione o nuove indagini, nei prossimi giorni.
Nei giorni scorsi una ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Trapani – che segue lo scioglimento del consiglio comunale disposto dal ministero degli interni nel giugno scorso – ha visto l’arresto di 27 esponenti politici e massoni di Castelvetrano e dintorni.

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