Ven. Apr 19th, 2024

“E’ di tutta evidenza che non c’è stato alcun illecito arricchimento avendo io svolto l’attività con assoluta trasparenza, come sarà dimostrato in questo processo”. Si difende pubblicamente Claudio La Camera, “anima” di “Antigone-Osservatorio sulla ‘ndrangheta” di Reggio, accusato di avere utilizzato denaro pubblico a lui destinato quale presidente dell’associazione antimafia, spendendolo, in parte, per fini non istituzionali.

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Nei giorni scorsi, la Guardia di Finanza ha reso noto – attraverso un comunicato stampa del Comando provinciale – che La Camera è stato destinatario di un provvedimento di sequestro preventivo di beni “per equivalente” del valore di 217.704,59 euro. Il provvedimento giudiziario, chiesto ed ottenuto dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni, sarebbe l’ulteriore step di un’indagine in materia di contrasto alle frodi in materia di spesa pubblica condotta dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Reggio, secondo cui l’indagato avrebbe ottenuto «un illecito profitto, derivante dalla percezione di contribuzioni pubbliche, quantificato a conclusione delle indagini preliminari, in circa 400mila euro su un totale complessivamente erogato di oltre 800mila euro».

Per la Procura sarebbe stata orchestrata una truffa tramite la rendicontazione di fatture recanti un contrassegno di quietanza «non veritiero», in relazione al quale sarebbe stato appurato come «a fronte delle spese rendicontate agli enti pubblici, il relativo importo non sia stato – in tutto o in parte – effettivamente corrisposto al fornitore». L’associazione, sempre secondo l’accusa, avrebbe portato a rimborso fatture di importo sovrastimato per l’acquisto, in particolare, dell’impianto di videosorveglianza del “Museo della ‘ndrangheta” realizzato nel 2009 in località Croce Valanidi all’interno di una villetta di tre piani con giardino confiscata alla criminalità organizzata.

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