Ven. Apr 26th, 2024

La ‘ndrangheta ha una strategia per mangiarsi la sanità lombarda: i parenti dei boss diventano medici e farmacisti. Come scrive il giornalista Andrea Sparaciari in un suo articolo apparso su businessinsider.com, nel mirino dei clan sono finiti cliniche, farmacie, case di riposo, Asl e ospedali pubblici. È questo il ricco piatto della Sanità lombarda quello sul quale la ‘ndrangheta ha puntato gli occhi e sta tentando di allungare le mani. Una strategia fine, di lunga durata, che passa per i discendenti diretti o parenti stretti dei boss delle principali famiglie ‘ndranghetiste calabresi, spinti ad abbracciare studi scientifici, soprattutto medicina e farmacia. Lo scopo ultimo è posizionare i “principi mafiosi”, la nuova classe dirigente malavitosa non destinata al calcestruzzo o agli appalti, negli ospedali e nelle farmacie di Milano e hinterland.

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A lanciare l’allarme è il secondo “Monitoraggio della presenta mafiosa in Lombardia”, elaborato dal Cross, l’Osservatorio sulla Criminalità Organizzata dell’Università statale di Milano. Nel rapporto si legge: «in questo contesto che si staglia la questione (più nuova) delle farmacie. Queste costituiscono una nervatura fondamentale del sistema sanitario, e in quanto imprese private offrono il vantaggio di essere sottoposte a ridotte attività di controllo. Gli ultimi anni esse sono progressivamente diventate per i clan calabresi un autentico “oggetto del desiderio”. Un bene di valore il cui acquisto diventa ottima occasione per riciclare capitali di provenienza illecita, ma anche per ampliare il patrimonio di relazioni sociali, oltre che per gestire traffici illegali di farmaci e di droghe di natura farmacologica, specie laddove si possa contare su medici compiacenti». Come ha spiegato il sostituto procuratore Paolo Storari, «la farmacia garantisce un reddito e un posto di lavoro sicuri, oltre a una rispettabiltà sociale».

Lr

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