Ven. Mar 29th, 2024

A due anni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge 24/2017 sulla responsabilità professionale degli operatori sanitari, sono 13 le Regioni ad aver istituito i Centri per la gestione del rischio e la sicurezza del paziente previsti dalla norma. Non risultano operativi in Campania, Calabria, Sicilia, Val d’Aosta e Trentino Alto Adige, mentre Liguria e Lombardia non si sono ancora adeguate al dettato della legge, ma hanno già strutture con funzioni simili. È quanto emerge da un convegno sulla cosiddetta “legge Gelli”, che si è tenuto oggi alla Camera su iniziativa della Fondazione Italia in Salute, presieduta dallo stesso Federico Gelli, l’ex deputato e responsabile sanità del Pd ha che ha dato il nome alla legge approvata nella scorsa legislatura.

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I decreti attuativi

L’istituzione dei centri per la gestione del rischio non è l’unico punto della legge ancora da implementare. “Il processo è ancora lungo – spiega Gelli – e mancano quattro decreti attuativi sul tema assicurativo da approvare. Il direttore generale del ministero dello Sviluppo Economico, Mario Fiorentino, ha annunciato per il prossimo 9 maggio la convocazione del tavolo di lavoro per sciogliere gli ultimi nodi e arrivare in tempi brevi all’emanazione dei decreti. Questo è un segnale molto importante. Inoltre – prosegue Gelli – sono stato informato che il dg della Prevenzione sanitaria, Claudio D’Amario, alla luce della segnalazione fatta questa mattina circa l’assenza di un macro-obiettivo riguardante la sicurezza delle cure nel Piano nazionale per la prevenzione del ministero della Salute, si è impegnato ad un’integrazione che prevederà misure preventive e formative nell’ambito della sicurezza delle cure e del rischio in sanità”.

Sull’impatto generale della legge, Gelli è fiducioso: “Parliamo ancora di dati incompleti, ma possiamo già dire che nelle Regioni che da anni hanno applicato delle metodiche di risk management c’è stata una chiara deflazione del contenzioso, una riduzione dell’ammontare delle richieste risarcitorie ed una diminuzione della medicina difensiva”.

Trasparenza

Fidelia Cascini, che per la Fondazione Italia in Salute ha curato una ricognizione sul percorso compiuto dalla legge 24/2017 in questi due anni, ritiene che il tema della trasparenza sia tra quelli che richiedono un maggiore impegno. Sono ben 11 le Regioni che hanno un livello insufficiente, scarso o nullo di informazione rispetto agli aspetti di gestione del rischio sanitario e della sicurezza delle cure. Da qui la necessità di un intervento più incisivo anche per garantire ai cittadini la possibilità di poter scegliere al meglio dove e come curarsi. “La legge sulla responsabilità professionale – sottolinea Cascini – è stata un punto di partenza estremamente importante su un tema delicato e di grande rilievo su cui l’Italia era rimasta molto indietro rispetto agli altri Paesi altamente evoluti. E’ necessario ora proseguire questo percorso. Le istituzioni devono dialogare tra loro e le Regioni devono porsi l’obiettivo di uniformare il più possibile l’organizzazione della gestione del rischio a livello nazionale. E’ anche necessario – conclude Cascini – rendere il cittadino più edotto su questa tematica coinvolgendolo anche attraverso informazioni più chiare, complete e facilmente accessibili.

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