Ven. Apr 19th, 2024

È partito dal mistero che aleggia intorno ai Bronzi, la presentazione del libro di Daniele Castrizio scritto con Cristina Iaria. Il libro, dal titolo “Bronzi di Riace. L’enigma dei due guerrieri” è stato presentato ieri pomeriggio nel corso dei pomeriggi dedicati alla cultura nell’area convegni “Corrado Alvaro” Motorshow2 Mari al porto di Saline Joniche.

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Un libro che, come si evince dal titolo, confutando le tante teorie, cerca di spiegare l’origine delle due statue che “appartengono a una concezione artistica che sembra modernissima”, ma che invece risale al V secolo a.C. Perchè i bronzi sono “la nostra più grande offerta mancata – chiarisce lo storico – sono l’unico motivo che può spingere una persona a venire a Reggio e l’hanno capito tutti tranne noi che non siamo riusciti a farne un brand del territorio”. Andando a guardare più da vicino le due statue è da bocciare la teoria secondo la quale si tratterebbe di opere create a diversi anni di distanza l’una dall’altra: addirittura vent’anni secondo qualcuno.

Vent’anni che sarebbero un tempo lunghissimo nell’antichità. Mostrando le immagini delle due braccia della statua A e B, e poi delle gambe, risultano assolutamente identiche, così come uguale è il tipo di composizione dei pezzi delle statue. Ma non è tutto: hanno lo stesso peso e la stessa altezza, conservano anche la meticolosa cura per i particolari. Dopo essere state create ad Argo, nel Peloponneso, sono state rubate dai romani e restaurate in maniera poco ortodossa, con lancia incollata, elmetto corinzio forzato sulla testa di uno dei due bronzi. In sintesi: “Il bronzo B è fatto migliorando il bronzo A. Uno più vecchio e uno più giovane – afferma Castrizio – chiarendo ancora che – i bronzi sono nudi perché la nudità è degli eroi. Uno è un guerriero e l’altro è un guerriero con la Kynë, ossia un guerriero che comanda”.

Ma chi sono, cosa rappresentano le due statue rinvenute all’inizio degli anni Settanta nel mare di Riace? E qui ci sono le risposte a tanti interrogativi, risposte quelle dello storico reggino che oggi hanno trovato risconti a livello internazionale. Dopo aver confutato le teorie esistenti, con l’aiuto delle slides Castrizio, arriva alla conclusione che le statue siano frutto del lavoro di Pitagora da Reggio. A sostegno della sua teoria il Papiro di Lille. Come spiega nell’introduzione Castrizio, “E’ il frammento di Stesicoro, offre il testo del discorso che la madre di Eteocle e Polinice (nel gruppo dei bronzi che identifichiamo nei celeberrimi “Fratricidi” appunto di Pitagora di Reggio) rivolge ai figli in procinto di affrontarsi in mortale duello”.

Statue sistemate come su un palcoscenico, come personaggi. La presenza dei bronzi a Roma è testimoniata da Stazio e da Taziano il Siro che vede i bronzi a Roma nel 165 d.C. E dopo? La soluzione si trova in un pezzo di ceramica tra il polso destro e la coscia di una delle due statue, un riempimento (per evitare che si spezzasse il braccio durante un viaggio in mare) che risale agli inizi del quarto secolo dopo Cristo. L’imperatore Costantino volle le statue da Roma a Costantinopoli. E, arrivati al porto romani di Riace, la nave colpì uno scoglio e affondò, concretizzando questa specie di miracolo: da Argos per mano di Pitagora di Reggio, proprio nel mare di Reggio le due statue ci furono restituite dalla storia.

cn24tv.it

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