Gio. Mar 28th, 2024

Legambiente presenta il rapporto Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia: 8 le inchieste censite e 3 i Comuni sciolti per mafia

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Nella Penisola continua l’attacco di ecocriminali ed ecomafiosi nei confronti dell’ambiente: ciclo illegale del cemento e dei rifiuti, filiera agroalimentare e racket degli animali sono nel 2018 i settori prediletti dalla mano criminale che continua a fare super affari d’oro. A parlar chiaro sono anche quest’anno i dati di Ecomafia 2019. Le storie e i numeri della criminalità ambientale in Italia raccolti da Legambiente nel suo report annuale dedicato alle illegalità ambientali. Nel 2018 cala, seppur di poco, il bilancio complessivo dei reati contro l’ambiente che passa dagli oltre 30mila illeciti registrati nel 2017 ai 28.137 reati (più di 3,2 ogni ora) accertati lo scorso anno, soprattutto a causa della netta flessione, fortunatamente, degli incendi boschivi (-67% nel 2018) e in parte alla riduzione dei furti di beni culturali (-6,3%). Diminuiscono inoltre le persone denunciate – 35.104 contro le oltre 39mila del 2017 – così come quelle arrestate, 252 contro i 538 del 2017, e i sequestri effettuati – 10mila contro gli 11.027 del 2017. L’aggressione alle risorse ambientali del Paese si traduce in un giro d’affari che nel 2018 ha fruttato all’ecomafia ben 16,6 miliardi di euro, 2,5 in più rispetto all’anno precedente e che vede tra i protagonisti ben 368 clan, censiti da Legambiente e attivi in tutta Italia.
Tra le quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso (Campania, Calabria, Puglia e Sicilia) la Calabria per le illegalità ambientali risulta essere seconda in classifica con 3.240 illeciti e ha il numero più alto di arresti, ben 35. La regione calabrese è preceduta solo dalla Campania che domina con 3.862 illeciti.
Per quanto riguarda le illegalità nel ciclo del cemento la Calabria risulta essere la seconda regione con più infrazioni, ben 789; mentre le denunce sono state 1.067, 21 arresti e 356 sequestri. Cosenza risulta essere la provincia con più infrazioni accertate nel ciclo del cemento.
Sul fronte del traffico illecito dei rifiuti, a livello nazionale sono 459 le inchieste condotte e chiuse dalle forze dell’ordine dal febbraio 2002 al 31 maggio 2019 utilizzando il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti.
In Calabria sono state registrate 657 infrazioni accertate nel ciclo dei rifiuti; 1.046 le denunce su un totale nazionale di 9.027, 12 gli arresti e 351 i sequestri. Reggio Calabria risultata essere la provincia con più infrazioni nel traffico illecito di rifiuti. Le tonnellate di rifiuti sequestrate nel nostro Paese in totale sono state quasi 54 milioni. Tra le tipologie di rifiuti predilette dai trafficanti ci sono i fanghi industriali e i rifiuti speciali contenenti materiali metallici.
Il fenomeno dell’abusivismo edilizio, soprattutto al Sud, rimane una piaga per il Paese. Anche in questa edizione di Ecomafia emerge che in Italia si continua a costruire abusivamente: secondo il Cresme, nel 2018 il tasso di abusivismo si aggira intorno al 16%.
Dal 1° giugno 2018 al 31 maggio 2019 sono ben 100 le inchieste censite da Legambiente e chehanno visto impegnate 36 procure, in Calabria se ne sono registrate 8 e 3 sono stati i Comuni calabresi sciolti per mafia: Careri (Reggio Calabria; sciolto una prima volta nel 2012), Palizzi (Reggio Calabria) e Stilo (Reggio Calabria).
Nella lotta alle ecomafie e agli ecocriminali, per Legambiente è fondamentale mettere in campo una grande operazione di formazione per tutti gli operatori del settore (magistrati, forze di polizia e Capitanerie di porto, ufficiali di polizia giudiziaria e tecnici delle Arpa, polizie municipali ecc.) sulla legge 68/2018. Tra le altre principali proposte avanzate oggi, l’associazione chiede che venga semplificato l’iter di abbattimento delle costruzioni abusive avocando la responsabilità delle procedure ai prefetti; che vengano riconosciuti diritti propri anche agli animali inserendo la loro tutela in Costituzione e approvato il disegno di legge sui delitti contro fauna e flora protette inserendo – all’interno del Titolo VI bis del Codice penale – un nuovo articolo che preveda sanzioni veramente efficaci per tutti coloro che si macchiano di tali crimini. Per aumentare il livello qualitativo dei controlli pubblici serve approvare i decreti attuativi della legge che ha istituito il Sistema nazionale a rete per la protezione ambientale. Sul fronte agroalimentare, l’associazione chiede che venga ripresa la proposta di disegno di legge del 2015 sulla tutela dei prodotti alimentari per introdurre una serie di nuovi reati che vanno dal “disastro sanitario” all’“omesso ritiro di sostanze alimentari pericolose” dal mercato. Inoltre chiede che l’accesso alla giustizia da parte delle associazioni dovrebbe essere gratuito e davvero accessibile. Altrimenti rimane un lusso solo per chi se lo può permettere, e tra costoro non ci sono sicuramente le associazioni e i gruppi di cittadini. Infine Legambiente auspica che il Parlamento istituisca al più presto la Commissione d’inchiesta sulla vicenda dell’uccisione della giornalista Ilaria Alpi e dell’operatore Miran Hrovatin.

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