Ven. Apr 19th, 2024

Un gruppo di devoti della parrocchia San Biagio V. e M. di Locri scrive al settimnale “La Rivieria” e vuole comunicare il disagio che proviamo da quando abbiamo saputo che la nostra amatissima parrocchia rischia di chiudere. È vero che il territorio soffre di problemi più grandi, ma riteniamo che anche una chiesa locale abbia la sua importanza. Forse non tutti sanno che la parrocchia ha 111 anni, si tratta quindi di un edificio storico oltre che sacro. Qui si sono formate generazioni di cristiani; era anche sede del brefotrofio che ha accolto e consolato un gran numero di orfani; è il centro della fede di chi abita nelle zone limitrofe e anche dall’estero, fino a non molto tempo fa, arrivavano testimonianze di devozione e generosità da parte di emigrati che, anche da lontano, volevano dimostrare la loro fede verso Maria Madre della Provvidenza, che qui si venera. Attualmente la parrocchia è gestita dai Salesiani che avrebbero deciso di chiuderla per costruirne una nuova dentro il centro giovanile, all’interno del quale, peraltro, si trovano giù due edifici di culto. Questa operazione sarebbe stata resa possibile da finanziamenti che a nostro avviso avrebbero potuto essere utilizzati per ristrutturare la nostra chiesa, eppure nessuno ha vagliato questa ipotesi né pare volerci dare ascolto. Ma siccome, com’è scritto nel Vangelo, “il Signore vomita i tiepidi”, vogliamo far capire la nostra indignazione: la parrocchia non è solo quattro mura o un agglomerato di statue, ma è vita, è fede. Lì intere generazioni hanno trovato Dio; lì si sono intessute devozione e speranza e sono stati sperimentati l’amore e, a volte, persino il dolore. Una nuova chiesa non potrà mai rivestire lo stesso significato né conservare lo stesso carico di memoria sociale. In nome del progresso si rischia di uccidere quanto fatto in tempi passati: le feste parrocchiali non sono più le feste di tutto il paese, tradizioni e devozioni sono divenuti errori di religiosità, l’allestimento degli altari comportamento mafioso… Quanto è cambiato l’atteggiamento rispetto a quando i vescovi della nostra diocesi pregavano le famiglie di allestire quanti più altari possibili in segno di devozione al Corpo di Cristo! In nome del nuovo si distrugge il credo, senza ricordare che il Vangelo è vivo e sempre attuale. Può essere che la chiusura di San Biagio riguardi solo i parrocchiani ma è a nostro avviso un depauperamento di tutta la città. Teniamoci strette le nostre radici e le nostre tradizioni, lottiamo per ciò che abbiamo di più caro. Non vogliamo essere sovversivi, ma mantenere vivo il ricordo di chi ha sacrificato la vita per la San Biagio e degli sforzi di chi, in passato ha lottato per renderla migliore e mantenerla viva per i posteri. Vorremmo preservare questo tesoro: piccolo, povero e modesto, ma per noi importantissimo. “Un piccolo pezzo di Paradiso”, come diceva monsignor Bregantini. Vorremmo che la parrocchia non venisse chiusa o trasformata in cappella di preghiera, che non fosse privata del suo titolo e dei suoi ornamenti; che venisse ristrutturata come avviene per tanti altri luoghi di culto; che rimanesse una realtà viva e operante in piazza Zaleuco; che si desse vita a un’imponente mobilitazione per questo piccolo tesoro che fa parte della vita di tutti. Ci è stato detto che uno dei motivi della chiusura risiederebbe nella carenza delle vocazioni, ma noi cristiani non crediamo che lo Spirito Santo agisca in maniera inesprimibile all’interno della Chiesa? Così come non si abbandona un anziano malato perché è troppo dispendioso curarlo, non si dovrebbe chiudere una parrocchia vecchia per costruirne un’altra. Pur facendo i dovuti distinguo, non ci sembra che nessuno abbiamo proposto di abbattere il Partenone o il Colosseo perché vetusti, ma si è cercato di conservarli per i posteri. Una parrocchia di più di 110 anni, ancora oggi punto di riferimento per generazioni di fedeli, non dovrebbe meritare lo stesso rispetto? Qualcuno ci aiuti: far morire la parrocchia di san Biagio ci renderebbe tutti più poveri. Sappiamo di combattere un’ardua battaglia, ma anche il piccolo Davide ha sconfitto il grande Golia e, come San Paolo, affrontiamo la lotta certi del premio finale, perché “tutto possiamo in Colui che ci da forza”.
Grazie per quanti potranno aiutarci.

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