Gio. Apr 18th, 2024

A Monasterace è stata portata a termine una operazione di restauro esemplare e unica per la Calabria. L’antico castello feudale era divenuto irriconoscibile: smembrato e acquistato da numerosi privati fin dalla prima metà del secolo scorso aveva subito tremende offese: lungo le mura perimetrali si era scavato per costruire gabinetti pensili, sono stati aperti varchi per la costruzione di garage minando la stabilità dell’edificio, alle mura sono stati addossati edifici moderni, ecc. Insomma, un enorme disastro urbanistico. Bene, il Comune e le autorità competenti hanno compiuto davvero un miracolo. L’ente è riuscito ad acquisire l’intero immobile dai vari privati, comprando loro un’abitazione altrove e un intervento di specialisti con a capo l’architetto Vincenzo de Nittis sotto la guida della soprintendenza è riuscito a riportare il castello agli antichi splendori. Un enorme palazzo in cemento armato che aveva occupato parte della piazza davanti al castello è stato acquisito e abbattuto, cosa davvero unica ed esemplare per la nostra regione. Oggi il castello è di nuovo splendido e leggibile nelle sue strutture e la Calabria e i calabresi dovrebbero essere orgogliosi dei progressi fatti in questo campo. Ma c’è un ma, di cui gli abitanti della regione non hanno grosse responsabilità. Lunedì scorso io e mia moglie abbiamo portato a Monasterace alcuni congiunti che non conoscevano il castello. Abbiamo trovato il paese letteralmente invaso da una troupe cinematografica romana che aveva trasformato il castello in un grande set. Il maniero e l’abitato intorno erano stati volutamente imbruttiti, resi fatiscenti da un’apposita ditta: finestre tamponate con assi di legno, calcinacci depositati dappertutto, la corte trasformata nella piazza di un fantomatico paese meridionale, finta sporcizia nelle strade, insomma il castello era stato “calabresizzato” assecondando lo stereotipo negativo affibbiato alla regione da chi non vi è mai stato. Alla nostra richiesta di ragguagli sulla fiction che si girava ci viene detto che si trattava di una ennesima storia di ndrangheta. Non c’era certo da stupirsi: se una fiction nazionale viene girata in Calabria la mafia non può mancare mai giacché è noto che la trama di una banale ma normale storia d’amore non potrà mai svolgersi in Calabria ma per forza, che ne so, solo a Bergamo a Milano, ecc. Una delusione ci prende: a che servono tanti sforzi e tanto lavoro per fare uscire dal baratro questa terra, di cui nessuno nega i problemi, quando poi ogni sforzo viene reso vano da chi specula sulla sua immagine negativa? Si lavora tanto per cambiare e poi ci si ritrova volutamente degradati, sebbene nella finzione, per assecondare un cliché. È come se facessimo tanti sforzi per uscire dalle sabbie mobili e qualcuno cercasse di farci ricadere… Al comune ci viene detto che questa del set con Vanessa Incontrada e tanti attori famosi era un’occasione unica per Monasterace e non si poteva dire di no; e qui scatta il nostro provincialismo e le nostre responsabilità: pur di apparire in una fiction accettiamo di farci dipingere più brutti di quello che siamo accettando e indossando la maschera che ci è stata costruita e a cui dobbiamo rispondere. L’auto crivellata di colpi di arma da fuoco presente sul set della fiction è il nostro marchio e dobbiamo amaramente tenercelo. Guai a ribellarsi o ad alzare la testa.   VINCENZO NAYMO

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