Sab. Apr 20th, 2024
Nella prossima legislatura sarebbero solo 19 gli eletti tra lo Stretto e il Pollino
L’esame definitivo della proposta voluta dai 5 Stelle approda a Montecitorio il prossimo 7 ottobre
 

I 5 Stelle parlano già di “riforma storica”, convinti come sono di portare a casa il risultato. Il 7 ottobre approda alla Camera, per l’esame definitivo, la legge costituzionale che riduce il numero dei parlamentari. Con l’ok al testo, Montecitorio passerebbe da 630 a 400 rappresentanti, mentre gli eletti a Palazzo Madama scalerebbero dagli attuali 315 ai futuri 200.

Continua dopo la pubblicità...


IonicaClima
amaCalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

La legge, in ogni caso, rischia di creare una situazione mai sperimentata finora. Senza una modifica della legge elettorale, c’è il rischio – come sottolineato da diversi costituzionalisti – di una compressione del pluralismo e della rappresentanza dei territori.

La legge elettorale

Il dibattito sul punto, tra le forze politiche, è già entrato nel vivo. Il Pd, sulla scia dei pericoli paventati dagli esperti della materia, punta a un sistema elettorale proporzionale, magari accompagnato da una soglia di sbarramento alta, proprio per garantire la presenza in Parlamento di più forze politiche. L’alternativa proposta da una parte dei dem sarebbe un maggioritario con il doppio turno. Al contrario, la Lega, ma anche altri pezzi importanti del centrodestra, spingono per una legge che rafforzi il maggioritario. «Chi conquista un voto in più, deve governare», è il mantra di Matteo Salvini. Se passasse tale impostazione non sarebbe utopistico immaginare nel futuro Parlamento maggioranze bulgare.

I collegi

Il provvedimento, arrivato all’ultimo miglio, individua un numero minimo di senatori per ciascuna Regione. Rispetto al testo vigente, si stabilisce che è pari a tre il numero minimo di senatori elettivi per ciascuna regione o provincia autonoma; resta immutata la rappresentanza senatoriale del Molise (due senatori) e della Valle d’Aosta (un senatore) prevista dal vigente articolo 57, terzo comma, della Costituzione.

Una legge delega approvata a maggio fissa già il numero dei collegi. I territori più penalizzati sarebbero quelli medio-piccoli. È il caso della Calabria che vedrebbe scendere la propria rappresentanza parlamentare da 30 a 19 esponenti. La sforbiciata maggiore alla Camera con la riduzione da 20 a 13 deputati eletti. Al Senato, invece, si passerebbe dagli attuali 10 senatori eletti tra il Pollino e lo Stretto ai 6 della prossima legislatura. A conti fatti, la nostra regione perderebbe così ben 11 parlamentari, con una decurtazione della rappresentanza eletta pari al 36 per cento.

Altra storia, poi, è il perimetro dei collegi che dovrà essere definito con un’altra legge ad hoc.

I referendum sul tavolo

Il taglio dei parlamentari, assieme ad altre misure proposte dal Pd come l’introduzione della sfiducia costruttiva e la previsione del voto per i diciottenni anche per il Senato, potrebbe essere sottoposto a referendum confermativo tra marzo e giugno 2020. Su questo percorso però potrebbe innestarsi un altro tipo di referendum – di natura abrogativa – invocato da Salvini per rendere più ampia la quota maggioritaria della legge elettorale attualmente in vigore. Insomma, una matassa difficile da sbrogliare. Dalla prossima settimana il quadro dovrebbe risultare un po’ più chiaro.

Print Friendly, PDF & Email