Sab. Apr 20th, 2024

Rubino: «Onesti lasciati nelle grinfie dei carnefici»«E pensare che all’Asp c’è ancora chi si stupisce della rinuncia di tanti professionisti a diventarne dipendenti»

Continua dopo la pubblicità...


IonicaClima
amaCalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

La mancanza della volontà di individuare soluzioni concrete e durature, e la disorganizzazione generale che regna all’interno dell’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, sono le cause a monte della drammatica situazione in cui versa l’ospedale di Locri e in particolare il reparto di Ortopedia «oggi sostanzialmente chiuso». Questo il filo conduttore della lettera che ieri, il segretario generale aggiunto della Cisdl-Fp di Reggio Calabria Pino Rubino ha trasmesso al prefetto di Reggio Calabria Massimo Mariano. La missiva è stata inviata anche al sindaco di Locri Giovanni Calabrese, al commissario regionale per il Piano di rientro, generale Cotticelli, e, per conoscenza, alla commissione straordinaria dell’Asp reggina, ai neo direttore sanitario e amministrativo aziendale ed al referente dei commissari per l’ospedale di Locri, Sergio Raimondo.

Rubino, innanzitutto si rammarica perché non sono state prese in considerazione le soluzioni proposte dalla Cisl-Fp per la martoriata Ortopedia di Locri. La triade commissariale, evidenzia il sindacato, «non ha disposto l’avvio dei lavori di adeguamento della sala operatoria dell’Ortopedia, come richiesto dai Nas di Reggio Calabria». Per cui oggi l’Ortopedia di Locri versa «nelle stesse, se non peggiori, condizioni di prima». Il segretario cislino sottolinea dunque che «il reparto è sostanzialmente chiuso e il personale, in buona parte è stato destinato ad altre unità operative». Inoltre, «non si parla più di assunzioni di specialisti ortopedici, mentre si continua a sprecare tanto per realizzare il nulla». «La lentezza in Sanità – aggiunge Rubino – è micidiale: mentre si decide avanzano le malattie, si verificano incidenti, si pone la necessità di far fronte alle continue emergenze, molte delle quali evitabili con una migliore organizzazione e prevenzione». Anche per questo al prefetto Mariano il sindacalista fa notare «quanti buoni propositi, quanto falso impegno e quante criticità» sono state sviscerate nell’incontro svoltosi a Locri, a fronte della mancanza di soluzioni, della lentezza e dell’indifferenza che ne sono derivate».

Rubino nel sottolineare che le condizioni dell’Ortopedia e dell’ospedale di Locri vanno peggiorando, evidenzia anche che «l’Atto Aziendale non è stato mai attivato, gli incarichi sono cumulati e affidati sempre alle solite persone, tutto è provvisorio o scaduto, nessuno risponde perché formalmente non investito, apparentemente tutto sembra la conseguenza del disinteresse, in realtà è il solito disegno messo a punto negli anni in un’Azienda che si è quasi annientata, nello stupore di chi non ha ancora capito il perché della rinuncia di tanti professionisti a diventarne dipendenti».

Il segretario cislino domanda «quante vittime ci saranno ancora tra i dipendenti onesti e laboriosi che non sopportano più questa “cappa”, e quante vittime ci saranno ancora tra gli Utenti che pagano le più alte tasse del Paese per avere il servizio peggiore, col fastidio di andarsi a curare altrove e la beffa di dover aggiungere di tasca propria le spese di viaggio e soggiorno. Purtroppo – afferma – l’Asp reggina, nonostante le denunce inviate, continua ad erogare somme non dovute ai soliti e pochi dipendenti furbetti, assiste all’impunità nei confronti di chi ha commesso atti intimidatori ai danni dei colleghi, non interviene a tutela dei dipendenti onesti che hanno avuto il coraggio di denunciare atti gravissimi e vengono lasciati sotto le grinfie dei loro carnefici».

Il segretario cislino si chiede infine «quante unità operative chiuderanno i battenti», visto che l’Asp reggina oltre ad aver «sprecato la capacità di assumere, continua ad essere l’unica Azienda calabrese a non aver ancora presentato il piano del fabbisogno».

Print Friendly, PDF & Email