Ven. Mar 29th, 2024

All’assemblea di Catanzaro il governatore rilancia. «Non rinuncio alla mia dignità. Se ci sono ragioni legate alle inchieste si dica chiaramente, le mezze frasi sono vergognose». Critiche a Graziano e Oddati. L’appello a Zingaretti: «Tieni conto di questa grande comunità»

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 «L’assemblea di questa sera è la migliore e più grande candidatura che abbia potuto avere». L’orgoglio di Mario Oliverio si fa largo con forza tra gli applausi e le bandiere che accendono l’affollatissima platea del Teatro Comunale di Catanzaro, pieno zeppo per l’assemblea regionali dei tanti circoli, amministratori, dirigenti e militati dem che sono convenuti qui da tutta la Calabria per dire no ai “diktat” della segreterie nazionale del Pd e chiedere a gran voce le primarie, cioè – in estrema e brutale sintesi – la ricandidatura a presidente del governatore uscente alle Regionali. E Oliverio risponde all’abbraccio di quella che comunque è una consistente fetta del Pd calabrese con un intervento nemmeno tanto lungo ma robusto, non di “rottura” ma di conferma di precisi punti fermi, che si possono così condensare: il presidente della Regione non indietreggia, anzi rilancia, suonando la carica ai suoi e rimettendo la palla nel campo dei vari Graziano e Oddati, cioè di Zingaretti.

“IL MODO ANCOR M’OFFENDE” «Questa assemblea è un fattore di grandissima forza democratica, da cui  il Pd dovrebbe partire», esordisce Oliverio che parla al fondo di una dozzina di interventi. Soprattutto di giovani militanti del Pd, comunque di “stretta osservanza”. «Nella discussione di oggi – prosegue il governatore – c’è tutto tranne che la volontà di “strappare”, anzi c’è la volontà di unire una importante forza democratica. E a nessuno è permesso di dire che chi esprime una diversa valutazione è fuori dal Pd». E’ chiaro il riferimento al commissario del Pd calabrese e al responsabile Mezzogiorno della segreteria zingarettiana, che alla vigilia dell’assemblea hanno minacciato di sanzioni estreme quanti avrebbero partecipato alla convention catanzarese. «Cosa ho fatto io di male, per essere oggetto di tanti turpiloqui da parte di Graziano e Oddati?», si chiede, suscitando i primi applausi, Oliverio, che quindi ripercorre il film di un’estate per lui in “trincea”. «Agli inizi di agosto – ricorda il presidente – Graziano e Oddati hanno convocato una riunione con parlamentari e consiglieri regionali ma, prima di tenere la riunione, hanno dichiarato che Oliverio era “fuori”: vi sembra una cosa normale? E quando ho chiesto di sapere la motivazione, non me ne è stata data una, anzi hanno dato un giudizio positivo sulla mia azione di governo regionale. Ho chiesto poi se c’erano alternative al mio nome, ma niente anche qui, l’importante era prima di tutto Oliverio di mezzo. E’ inaccettabile».

«NO ALL’INTESA CON IL M5S CHE CI DISPREZZA» Ribadisce, Oliverio, di «non aver mai anteposto la mia persona agli interessi collettivi, non ho mai detto “o Oliverio o la morte”. Sono stato proposto da tantissimi sindaci lo scorso autunno, da tantissimi circoli, da tantissime associazioni. Non ho mai detto: “io e basta”. Ho solo detto che si definisse un percorso, come le primarie, e che si mettessero in campo proposte, dando la parola ai calabresi. Ma niente di tutto questo. E ogni giorno il carico sempre più forte, a dire che Oliverio è fuori per dare vita a una nuova coalizione. Poi – rimarca il governatore – si annuncia che si vuole fare l’alleanza con il Movimento 5 Stelle e non si convoca la coalizione per timore di non volere questa alleanza: ricordo poi che i 5 Stelle continuano a rivolgersi al Pd con ripulsa e disprezzo, dicendo di non volersi alleare con il Pd». Oliverio precisa che «a livello nazionale l’intesa con il Movimento 5 Stelle va bene per contrastare la deriva rappresentata dal sovranismo di Salvini, questa alleanza è una necessità per il Paese e sono d’accordo» ma – si affretta a chiarire – «da qui a pensare di catapultare nei territori in modo forzato e non maturo un’alleanza del genere ce ne corre. Intanto, l’alleanza non c’è, e ho il dubbio che la si utilizza in modo postumo per giustificare la cacciata di Oliverio».

«CONTRO DI ME UN VERGOGNOSO DIRE E NON DIRE» Il governatore quindi tocca il punto più “sensibile”, quello che evidentemente lo arrovella più di tutti: «Allora, si dicano le ragioni alla mia ricandidatura. Se ci sono ragioni legate a questioni giudiziarie lo si dica: ma per questa cosa – tuona Oliverio – sono profondamente indignato, perché ho speso la mia vita guidato da una bussola. Lo dico a Zingaretti e a tutti i dirigenti del Pd: sono stato guidato dalla bussola del rigore morale nella gestione delle risorse, e lo grido ad alta voce, in modo che tutti ascoltano e sentano. E – spiega il presidente della Regione – non voglio nemmeno ricordare quanto ha scritto la Cassazione, parlando di chiaro pregiudizio persecutorio nei miei confronti. Questo “dire e non dire” è vergognoso, è un metodo da stagioni di altri tempi, da stagioni che mi auguro mai si ripropongano». Quindi, secondo me bisogna tornare con i piedi per terra e parlare con responsabilità. I circoli hanno parlato con preoccupazione e responsabilità, perché non possiamo regalare la Calabria a forze avventuriste, al centrodestra che ha prodotto guasti nefasti nella Calabria, come nella precedente legislatura».

LA RIVENDICAZIONE DELL’AUTODETERMINAZIONE È soprattutto sul terreno della necessità che il Nazareno rispetti il territorio che si dipana l’intervento di Oliverio, per il quale «al di là della mia persona la Calabria non può accettare e i calabresi non possono accettare un’impostazione che vuole negare il diritto di poter scegliere e potersi determinare». I decibel delle parole del governatore si alzano e scaldano la platea, che ricambia con un’ovazione che è “benzina” per Oliverio. «Questa è la migliore e più grande candidatura che abbia potuto avere», dice infatti, per ben due volte, il governatore. «Sono molto soddisfatto perché questa assemblea esprime la forza di una comunità, quella dei democratici in carne e ossa, con centinaia di segretari di circolo, di sindaci, di dirigenti e di militanti, che rivendica il diritto a poter decidere. Qui – afferma Oliverio – non ci sono state tifoserie, ma solo una forte espressione di volontà sul diritto a poter decidere candidature, programmi, alleanze, il futuro di questa terra. Il commissario non è la cancellazione del partito, è solo la supplenza di un vuoti di organismi, ma il partito è qui. E il partito – sostiene il presidente della Regione – dev’essere ascoltato, dev’essere coinvolto, dev’essere messo nelle condizioni di discutere, confrontarsi e decidere, perché oggi è stato reclamato a gran voce e all’unanimità. Tutti noi vogliamo essere messi nelle condizioni di decidere: nessuno può espropriarci di questo diritto».

«NICOLA, ASCOLTA QUESTA COMUNITÀ» Quindi l’appello, forse l’ultimo, ai leader del Pd, in particolare a Zingaretti. «Al segretario nazionale chiedo di non girarsi dall’altra parte rispetto a questa manifestazione larga di volontà, chiedo di ascoltare. Zingaretti in assemblea nazionale ha detto, e lo va ribadendo, che i territori decideranno sulle vicende delle elezioni regionali e comunali, allora – rimarca Oliverio – in coerenza con questa affermazione non si chiuda la porta ma ci predisponga all’ascolto: si ascolti la volontà della stragrande comunità dei democratici calabresi, perché in questa assemblea c’era lo spaccato della comunità dei democratici calabresi, non una sparuta minoranza. A me interessa solo la Calabria: chiedo al partito nazionale di non commettere l’errore di non guardare a queste energie e a queste espressioni di tantissimi dirigenti e amministratori, credo che il segretario Zingaretti, che è persona di grande equilibrio e responsabilità, non può andare contro la volontà di tanti calabresi che vogliono determinarsi e vogliono spingere la Calabria in avanti».

«NON RINUNCIO ALLA MIA DIGNITÀ» Il finale del governatore è il classico “crescendo”. «L’altro giorno dietro Salvini sul palco a Cosenza c’era solo una immagine: battere Oliverio. Io sono orgoglioso della mia storia al servizio della mia terra, che rivendico, e orgoglioso di quello che ho fatto, ho avuto tante soddisfazioni, ma proprio per questo non rinuncio alla mia dignità perché questo significherebbe mortificare la Calabria. La Calabria – conclude Oliverio – viene prima di tutto e dev’essere rispettata: viva la Calabria e viva il Pd calabrese. Ci vuole fiducia, fiducia, fiducia».

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