Gio. Apr 25th, 2024

Domenica scorsa quel tintinnio festoso delle campane della chiesa di Riace che richiamava a raccolta i fedeli per la messa del mattino, percepito come provocatorio dall’ex sindaco Domenico Lucano e dal giornalista Pietro Melia, in quanto disturbo della loro conferenza stampa in piazza. Ieri la notizia: il parroco «leghista» (copyright Lucano) e «imbecille» (copyright Melia) don Giovanni Coniglio sta per essere trasferito ad altra sede, Stilo.

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Un trasferimento che a moltissimi, non soltanto a Riace, suona parecchio strano, proprio perché reso noto a soli tre giorni di distanza dalla domenica “calda” e dalla relativa risonanza mediatica anche a livello nazionale.

Stando ai bene informati, in realtà, pare che lo spostamento di sede di don Giovanni fosse stato predisposto dal vescovo monsignor Francesco Oliva, già da qualche settimana in osservanza a quanto fissato dalla Conferenza episcopale italiana a inizio anni Ottanta: «le nomine dei parroci ad certum tempus hanno la durata di nove anni». E don Giovanni Coniglio nel paese che fu dell’accoglienza ai migranti, e anche nella limitrofa Camini, assolve al suo mandato pastorale da ben 11 anni. Dunque una “rotazione” che, come ha scritto il parroco del borgo, in Santa Maria Assunta, unitamente a don Giovanni Piscioneri, pastore in Santa Maria Stella, nella frazione marina, è maturata per volontà del vescovo. monsignor Oliva che ha inteso «unire sotto la stessa guida le due comunità», affidando entrambe le parrocchie al secondo sacerdote. L’uno e l’altro affermano di essersi «sforzati di essere servitori» delle comunità «interiormente liberi, senza adattarci a cose e persone. Non so se ci siamo riusciti. Per questo chiediamo scusa se non sempre siamo stati capaci e se in qualcosa abbiamo mancato o abbiamo dato dispiacere a qualcuno».

«Chiedo scusa»

Nella lunga nota, comunque, il sacerdote, dai conferenzieri bollato come «leghista e provocatore», scrive ai fedeli: «Chiedo scusa se ho dato l’impressione – come ho letto sulla stampa – di essermi schierato politicamente. Non era nelle mie intenzioni. Tutt’altro. Non ho fatto mai campagna elettorale ed ho sempre votato secondo coscienza. Questo lo può sapere solo Dio, che vede nel segreto dell’urna. Come Chiesa il nostro compito è di formare le coscienze secondo la dottrina sociale senza schierarci con alcun partito. (…) Dieci anni di servizio nelle comunità di Riace e Camini per me sono stati di grande significato. Ho tanto ricevuto. Chiedo scusa se non ho dato quello che ognuno si aspettava da me. (…) Il vescovo ora ha accolto la mia richiesta e mi ha chiesto di continuare il mio servizio di parroco a Stilo. Ho accettato in spirito di obbedienza desiderando dare tutto me stesso alla nuova comunità. Cambiare parrocchia è per me un’occasione di rinnovamento pastorale. E credo che anche per voi, cari fedeli di Riace marina e paese, e di Camini».

La voce dei parrocchiani

E che il trasferimento di don Coniglio fosse nell’aria già da qualche settimana lo ha confermato anche Renzo Valilà, segretario del Consiglio pastorale parrocchiale e del Santuario dei Santi Cosma e Damiano. Anche «da amico» non ha dubbi, Valilà, che «non si tratta di una “punizione” per i fatti di domenica scorsa. Anzi, si tratta di una promozione. La nuova sede», dove s’insedierà il 1. ottobre, «per il sacerdote di origine cauloniese, incline alle tradizioni religiose, sarà motivo per rinvigorire, ad esempio, i singolari riti della Settimana Santa di Stilo». E certo di interpretare il pensiero di buona parte dei fedeli riacesi, Valilà conclude: «Don Coniglio è stato un sacerdote instancabile che, tra l’altro, si è speso con passione per la valorizzazione del patrimonio culturale e religioso».

Il sindaco

Anche il sindaco Antonio Trifoli è convinto che la «decisione del trasferimento di don Coniglio – al quale sono grato per quanto ha fatto nelle nostra comunità – era stata pianificata da tempo e che nulla ha a che vedere con lo scampanio di domenica». Una fedele, che non vuol essere nominata, si dice anche lei «certa di un disegno già programmato dalla Chiesa di Locri. Ma – aggiunge – considerato quanto era accaduto domenica si poteva far trascorrere qualche giorno prima di rendere pubblica la decisione. Non sono pochi quelli che hanno pensato che don Giovanni sia stato “emigrato” per aver suonato, come sempre avviene, le campane».       FONTE:  ARMANDO SCUTERI -GAZZETTA DEL SUD

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