Ven. Apr 19th, 2024

Alle Regionali in Calabria i pentastellati correranno in autonomia o con liste civiche, cala il “gelo” sulle speranze dei vertici del Nazareno che ancora confidano nella possibilità di un accordo

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In Calabria il M5S potrebbe correre da solo alle Regionali: è questo l’orientamento emerso da una lunga riunione al Senato tra il capo politico del Movimento 5 Stelle, Gigi Di Maio, e i parlamentari portavoce regionali. La tendenza, del resto già anticipata dalle ultime dichiarazioni dello stesso Di Maio all’indomani della sconfitta alle Regionali, è in linea con le prese di posizione della quasi totalità dei M5S calabresi, che – riferiscono fonti accreditate – anche nel corso del confronto con Di Maio avrebbero ribadito fermamente il no all’ipotesi di un’intesa con il Pd, anche se “de-oliverizzato”. Un approdo nelle previsioni della vigilia, ma Di Maio evidentemente ha avvertito l’urgenza di sentire dalla viva voce dei parlamentari pentastellati calabresi il loro punto di vista, che sentori e deputati avrebbero poi ulteriormente calibrato raccogliendo, in giornata, i suggerimenti e le proposte anche degli attivisti sul territorio. Non sono mancate, nella riunione con il capo politico del M5S, posizioni diversificate, ma non sulla questione principale, quella relativa alla possibilità di replicare anche alle Regionali calabre il modello umbro: sotto questo aspetto dall’incontro al Senato – sempre secondo fonti vicine al M5S – non si sarebbe aperto il benché minimo spiraglio a questa possibilità, a parte il deputato Riccardo Tucci, che si sarebbe pronunciato a favore dell’accordo con i dem. Piuttosto, si sarebbero delineate delle differenti vedute sul come correre alle Regionali, se da soli o con altre liste civiche, e magari di correre facendo liste civiche ma senza presentare la quella 5 Stelle, come avrebbero “suggerito” – si apprende – la deputata Federica Dieni e il presidente dell’Antimafia Nicola Morra. Lo stesso Morra che, poco prima dell’incontro con Di Maio, ha postato su facebook una riflessione estremamente significativa. «Vengo definito un duro, un integralista. Ma come si fa a non esserlo in una regione dove occorrono, a mio avviso, misure straordinarie? Non si può cedere a dubbie contaminazioni: il M5S – scrive Morra – deve essere aggregante, ma a determinate condizioni: per garantire agli elettori che certe aperture locali non finiscano poi come si sospettava. Lo dico con rammarico. Siamo in estremo ritardo, nonostante da primavera 2018 solleciti il M5S a costruire e sviluppare un percorso finalizzato alla costruzione di un programma e di una lista degni del nostro Dna. Un percorso avviato e che, non so per quali motivi, è stato interrotto. Una costruzione dapprima non adeguatamente sostenuta, poi dimenticata per la politica regionale: quella vicina alle persone ben più di quella nazionale. Se dobbiamo correre, ancora una volta, per testimoniare la nostra esistenza, io non ci sto. Andava bene prima, ma oggi siamo al governo del Paese, abbiamo il dovere di offrire di più, di proporre una squadra di governo della regione». Sempre Morra: «O noi siamo in grado di esprimere una radicale capacità di opposizione ai governi locali e all’andazzo dominante, o non arriveremo da nessuna parte. La politica non è prerogativa esclusiva, né ostaggio, dei partiti. Noi stessi possiamo creare, anticipare un nuovo mondo possibile con la nostra opera quotidiana. Io sono ancora disponibile a dedicare i mesi che seguiranno a lavorare su questo obiettivo, intraprendendo un percorso di cinque anni, per trovarci finalmente pronti al prossimo appuntamento». Un intervento che certo farà discutere, anche all’interno del Movimento 5 Stelle, chiamato alla sfida delle regionali calabresi in un contesto destramente complicato. Ma i pentastelllati sono in cmapo, al punto che anche nel caso di corsa in autonomia si ragiona anche sul nome del possibile candidato governatore, tema che nell’incontro con Di Maio sarebbe stato accennato: il capo politico – sempre secondo fonti accreditate – avrebbe ribadito che strade come quelle indicate dalla deputata Dalila Nesci, che si è auto-candidata, sono praticamente impercorribili, mentre nel Movimento la rappresentanza parlamentare sarebbe suddivisa tra Pippo Callipo e Ferdinando Laghi, le cui quotazioni peraltro sarebbero in crescita. Quello che ormai si sta delineando come una linea invalicabile è il no all’accordo con il Pd: troppo distanti e soprattutto – agli occhi dei grillini – troppo “impresentabili” i dem calabresi, troppo “sospetto” il ravvedimento di tanti dem che per anni hanno sostenuto Oliverio e solo adesso si scoprono “rinnovatori”. Strada dunque sbarrata dal M5S, benché dal Nazareno ancora si fa trapelare una speranza, quella che sarebbe emersa da un vertice ai massimi livelli, alla presenza anche del segretario democrat Nicola Zingaretti, un vertice nel quale si sarebbe ritenuta ancora possibile un’intesa con i pentastellati per la Calabria, auspicata del resto da molti dirigenti del partito regionale, terrorizzati all’idea di restare in mezzo al guado, e di dover riconoscere a Oliverio di esser stato buon profeta. A poca distanza dal Nazareno, però, c’era chi questa speranza l’ha ulteriormente affossata: a quanto risulta, comunque, gli incontri tra Di Maio e il M5S calabrese non sono finiti, si batteranno ancora tutte le strade, compresa quella di sondare tutti gli umori e tutte le possibilità in campo. Ma la battuta lapidaria pronunciata ai cronisti dal capo politico Di Maio al termine dei vertice al Senato – «non c’è modo di nascondervi nulla, sapete già tutto» – è abbastanza eloquente dell’orientamento dei 5 Stelle, cioè correre da soli o insieme a liste civiche, senza riproporre in Calabria l’alleanza con il Pd già “sconfessata” in Umbria. (a. cant.)

 

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