Gio. Apr 25th, 2024
Don Pino: «I ragazzi sono tutti emigrati per studio o lavoro»
Il problema si era palesato anche in passato: una volta fu “precettato” un trombonista della banda
 

La festa del santo patrono Luca Evangelista passerà alla storia perché per la prima volta la statua lignea che apparteneva all’antica chiesa del paese di Potamia, è stata trasportata per le vie del paese… in fuoristrada. Una Nissan di proprietà del comune. E ciò perché a San Luca da qualche anno a questa parte non si trovano più persone, e soprattutto giovani, disposti a portare in spalla il santo in processione per le vie del paese nuovo e soprattutto del paese vecchio.

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Il parroco don Pino Strangio, seppur a malincuore, per non rischiare di dover interrompere una tradizione che si tramanda da secoli, è stato costretto a ricorrere a un mezzo meccanico che, praticamente, ha fatto perdere alla alla processione, quell’atmosfera e sacralità che solitamente si sente e si respira in momenti così attesi, che servono a caratterizzare e distinguere l’anima dei piccoli paesi dove le ricorrenze religiose hanno ancora un senso e soprattutto una storia.

Da qualche anno a questa parte non è più così, tanto è vero che in passato il santo rischiò di restare in chiesa e non uscire in processione perché non si riusciva a comporre un gruppo di otto persone, quante ne sarebbero necessarie per portare la statua in giro, lungo un percorso che dura più di un ora. E quella volta la cosa si risolse perché su ordine del maestro che dirigeva la banda musicale chiamata a suonare nel giorno della vigilia e soprattutto della festa, a chi suonava il trombone, lo strumento meno amato ma più osservato soprattutto dai ragazzini, fu ordinato di deporre lo strumento, arrotolarsi le maniche della camicia d’ordinanza e dare una mano agli improvvisati portatori. Insieme con una donna, perché a parte il trombone, mancava ancora un elemento per comporre il giusto numero di otto portatori.

«Siamo stati costretti a ricorrere all’aiuto di un mezzo meccanico – ha spiegato nell’omelia il parroco don Pino Strangio – non perché abbiamo paura di critiche o altro, qui non si è mai verificato niente che potesse dare adito a strumentalizzazioni, ma perché da quando il gruppo di giovani che stava vicino alla chiesa non c’è più, si è disciolto, perché quasi tutti per motivi di lavoro o studio sono stati costretti ad emigrare, non siamo ancora riusciti a formare un gruppo nuovo che si assuma la responsabilità di portare le statue in processione. Questo è l’unico motivo per cui siamo stati costretti a ricorrere all’aiuto di un mezzo meccanico».

«Cercare altri motivi – ha detto ancora don Pino – significa soltanto voler alimentare polemiche inutili che non fanno bene a nessuno e soprattutto a chi ancora ha la forza e la voglia di credere in queste antiche tradizioni che facevano conoscere la vera natura dei popoli».

In prima fila ad ascoltare l’omelia del parroco, oltre al sindaco Bruno Bartolo con la giunta al completo, c’erano anche il comandante dei Carabinieri della Compagnia di Bianco, capitano Luigi Garrì, il ten. Alessio Cinquepalme e il comandante della stazione di San Luca, maresciallo Michele Fiorentino.

La novità che ha scatenato qualche polemica anche sui social, ha fatto passare in secondo piano il ripristino di un antica tradizione: l’offerta del cero votivo da parte dell’Amministrazione comunale. Un segno di luce e di speranza, come ha spiegato il sindaco Bruno Bartolo, formalizzata con delibera comunale, perché anche quando ci sarà una nuova amministrazione, questo atto che ha origine molto lontane, possa continuare ad illuminare la festa del santo patrono e soprattutto la gente di San Luca.

ANTONIO STRANGIO (Gazzetta del Sud)

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