Ven. Apr 19th, 2024

Alla fine sono 22 i consiglieri (compreso il sindaco) che garantiscono il numero legale per la seduta. Fallisce il tentativo della minoranza. Il sindaco: «Abbiamo la coscienza pulita». Giuseppe d’Ippolito insiste: «Servono forze nuove e fresche»

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La delibera di dissesto del comune di Cosenza è stata approvata all’unanimità dei presenti. Non è riuscito alla minoranza il colpo di teatro, i numeri come prevedibile c’erano tutti e per Mario Occhiuto adesso inizia ufficialmente una nuova fase. Il primo cittadino sarà orfano dello staff e dei dirigenti esterni, la Prefettura nominerà una terna di commissari che metteranno mano ai conti per il triennio 2015-2018 ma il sindaco ripete ormai da tempo come un mantra che: «Per i cittadini non cambierà nulla». È la prima volta che si adotta una delibera in questa direzione per Palazzo dei Bruzi, la seduta di consiglio è stata tra le più animate degli ultimi anni, non tanto per il serrato confronto tra le parti (considerata l’assenza dell’opposizione) quanto per la nutrita platea di cosentini che hanno assistito ai lavori del consiglio non lesinando commenti pungenti per tutti. Un clima quasi da stadio che ha costretto più volte il presidente del consiglio a intimare la sospensione dei lavori. Sghignazzi ed epiteti nella sala comunale. È così che Marco Ambrogio (eletto in minoranza) diventa “Marco Occhiuto” o che le tabelle sul debito illustrate durante la relazione del sindaco vengono bollate come bugie. La Cosenza che alle prime luci dell’alba ha piazzato all’ingresso di palazzo dei Bruzi uno striscione che recita “I falliti siete voi” non si è risparmiata. Tra di loro anche l’ex vice sindaco Katya Gentile, presidente dell’associazione Legittimamente che Occhiuto punzecchia riferendosi a presunti illegittimi commessi negli anni passati proprio dal padre Pino quando occupava lo scranno più alto in città.

TIENE LA MAGGIORANZA Nessuna defezione tra la maggioranza. Gli unici assenti sono stati Sergio Del Giudice (giustificato visto lo stato di salute) e Davide Bruno. Il consigliere in quota Lega non aveva neanche firmato il documento diramato dalla maggioranza e si aggrega alla minoranza di fatto rientrando tra coloro che si augurano una pronta fine del secondo mandato di Occhiuto. Fratelli d’Italia vota la pratica e grazie al lavoro fatto da Giuseppe d’Ippolito in commissione bilancio anche tutti gli altri documenti contabili previsti come ordine del giorno passano a maggioranza (la sdemanializzazione di due reliquati di strade comunali, il riconoscimento di legittimità dei debiti fuori bilancio derivanti da sentenze esecutive, le due varianti al bilancio e l’approvazione del bilancio consolidato). Tutto ha un costo, però, e il capogruppo di Fratelli d’Italia lo ricorda al sindaco: «Adesso serve un giro di boa, noi ci siamo per dare il nostro contributo con le nostre idee e la nostra forza». In soldoni, d’Ippolito chiede un rimpasto, qualcuno da affiancare in quota Fdi a Lino Di Nardo, unico tra gli assessori, assente alla seduta.

OCCHIUTO DIFENDE IL SUO LAVORO «Avevamo provato ad evitare il dissesto e non ci siamo riusciti». Anno domini 2012. Il piano di riequilibrio passa il vaglio delle Sezioni Riunite della Corte dei Conti, ma dopo 9 anni i giudici contabili ne certificano il fallimento. Il comune non incassa, la riduzione di spesa e la quiescenza dei dipendenti non bastano per riequilibrare il bilancio. «Ci abbiamo provato –spiega Occhiuto in consiglio -. Abbiamo ridotto il personale, abbiamo ridotto la spesa e contemporaneamente ci siamo visti ridurre le spese per trasferimenti statali. Abbiamo fatto il massimo, siamo con la coscienza pulita». Dal dissesto Occhiuto fa passare tutta la sua vita amministrativa. «Ho ricevuto centinaia di denunce solo perché mi sono messo contro i potentati politici di questa città». Gli esposti in procura e le registrazioni consegnate agli inquirenti del senatore Nicola Morra, i diverbi per il campo rom, «se si vogliono cambiare le cose bisogna avere il coraggio di farlo». Più di 20 minuti per il sindaco nel giorno del dissesto. Una strenua difesa del suo operato da cui sono passati i 400 milioni di fondi strutturali per la realizzazione di opere pubbliche e la riorganizzazione delle cooperative. «Abbiamo adottato misure sotto ogni aspetto  – spiega in consiglio – oggi la situazione è difficile, in passato è stata catastrofica».

LA RIDUZIONE DEI “GETTONI” E I DEBITI FUORI BILANCIO Agli atti del consiglio arriva anche la proposta di Marco Ambrogio: «Diamo l’esempio e avviamo le pratiche per rinunciare a metà delle nostre indennità, parlo dei consiglieri ma anche del sindaco e degli assessori». La proposta del consigliere de “La Piattoforma” (orfana in consiglio di Giovanni Cipparrone) proverà a fare breccia in commissione bilancio. È rimasta inascoltati invece la proposta del consigliere Carmelo Salerno e quindi il forzista ne approfitta per ribadire: «Sulle pratiche di bilancio avevamo chiesto più trasparenza e così non è stato – spiega -. A luglio avevamo proposto la creazione di una commissione speciale sui debiti fuori bilancio e non è stata ancora istituita. Vogliamo sapere quanto è il debito di questo comune». Occhiuto rimostra i dati, ma Salerno si affretta a chiudere. L’era del dissesto è ufficialmente iniziata.

(m.presta@corrierecal.it)

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