Mer. Apr 24th, 2024

“Titoli illiquidi, violazioni sul mercato di negoziazione interno,
violazioni sui questionari Mifid e violazioni sul pricing: sono queste
le violazioni contestate da Consob nel 2018, e confermate dalla Corte
di Appello di Bari nel 2019 con tre distinte sentenze, alla Banca
Popolare di Bari e a diversi componenti del Cda nel periodo
2013-2016-” dichiara l’avvocato Antonio Tanza, Presidente di Adusbef,
l’associazione nazionale a difesa di consumatori ed utenti.
“Con tre distinte sentenze- continua il legale- la Corte di
Appello di Bari non solo ha rigettato le impugnazioni della Banca, ma
ha confermato integralmente le sanzioni del 2018 della Consob ed il
relativo impianto accusatorio e sanzionatorio, conseguente alle
plurime violazioni accertate.”
Si legge, a proposito della natura illiquida dei titoli e delle omesse
informazioni da parte della banca che: “i tempi medi per la vendita
delle azioni, indicati in 70,4 giorni, erano certamente incompatibili
con la pronta liquidità delle azioni”, cui si deve aggiungere che “una
completa ed adeguata informazione non avrebbe potuto prescindere
dall’inserimento di intervalli di prezzo più bassi emersi nelle
perizie stilate dal financial advisor di Deloitte, relative agli anni
2014 e 2015, con effetto benefico per gli investitori, indotti ad una
maggiore e migliore ponderazione sulla convenienza degli
investimenti”.
Anche il sistema interno di vendita delle azioni, quello antecedente
al 2017, il cosiddetto “borsino”, come denunciato dalla associazione in tempi
non sospetti, è risultato inidoneo ad assolvere alla funzioni per le
quali avrebbe dovuto operare. Sempre la CDA sentenzia: “il sistema di
scambio interno alla banca, cui la stessa fa rifermento, non
presentava i requisiti minimi secondo la direttiva MIFID I
(2004/39/CE) per essere qualificato come mercato non regolamentato,
nel quale come emerge dal rapporto ispettivo della Banca d’Italia del
21.03.17 avrebbe potuto includersi i MTF”
Molto più severa, se possibile, è la sentenza della Corte di Appello
sulle procedure di profilazione degli utenti: La violazione in
oggetto, come si desume dall’atto di accertamento Consob riguarda in
primo luogo la profilatura dei clienti, attuata mediante utilizzo di
questionari. Il risultato di tale modalità di elaborazione delle
informazioni fornite dal cliente costituito dal fatto che l’obiettivo
di investimento conservativo era associato a soli n. 300 investitori,
a fronte di n. 26.000 clienti  (piú della metà del totale), che  aveva
 dichiarato espressamente di voler proteggere il capitale investito.
Da ultimo, la violazione sul prezzo dell’azione: “nonostante
l’articolata analisi operata dall’advisor, il consiglio di
amministrazione di BPB (con la supina adesione  del collegio sindacale
e l’inerzia delle funzioni di controllo interno), ha stabilito, per
ciascun anno del triennio in considerazione, il prezzo delle azioni
senza adeguata motivazione, omettendo ogni analisi delle relazioni di
Deloitte in ordine ai metodi considerati, alle scelte operate e alle
assunzioni poste a base dei metodi prescelti e ai relativi risultati
(cfr, par. 4 dell’atto di accertamento)”.
“Le succitate violazioni, tuttavia, continua l’avv. Tanza, sembrano
affondare le radici anche in anni precedenti, già dal 2008/2009: sulla
base dei documenti che i risparmiatori ci portano in sede, infatti, le
errate profilazioni, le errate informazioni sulla natura dei titoli si
spingono anche oltre il limite temporale indicato. Sono centinaia i
casi di risparmiatori che già nel 2008/2009 avevano acquistato titoli
BPB e si sono ritrovati nelle categorie individuate dalla Corte di
Appello di Bari. Ricordiamo a questo punto che è diritto dei
risparmiatori chiedere alla banca copia dei documenti relativi
all’acquisto delle azioni fino a 10 anni indietro al solo costo di
fotocopia, così come recita l’art. 119 del TUB e che in caso di
violazione di tale obbligo la banca può essere costretta dal Tribunale
a consegnare la documentazione ed a pagare una penale per ogni giorno
di ritardo nella consegna.”
L’Avvocato Elena Mancuso, responsabile Adusbef Calabria, invita tutti
i risparmiatori calabresi che potrebbero essersi
affidati in buona fede all’istituto di credito pugliese, a far valere
i propri diritti ed a contattare lo sportello regionale di Catanzaro.

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