Un’assemblea venerdì prossimo, alla presenza del segretario nazionale Nicola Zingaretti, per declinare ad iscritti e simpatizzanti del Pd la scelta di sostenere la candidatura alla presidenza della Regione di Pippo Callipo. Davanti a una scelta destinata a segnare uno spartiacque nell’universo dei dem calabresi, il commissario del partito Stefano Graziano affida al leader il non semplice compito di provare ad allargare la coalizione ad altre forze e di tenere assieme i cocci di un Pd attraversato da tensioni e liti. Già, perché c’è una buona fetta di partito che non intende cedere sulla ricandidatura dell’uscente Mario Oliverio («non ho mai detto o me o la morte», ripete il presidente uscente) e continua a chiedere di subordinare all’esito di primarie la scelta dell’aspirante governatore da appoggiare. «Abbiamo detto da oltre tre mesi che non si facevano. Stiamo parlando di una roba del passato», è la risposta di Graziano a chi gli chiede conto dell’ennesima richiesta arrivata dal fronte oliveriano. Il clima è quello da scontro frontale e il commissario non fa nulla per ridimensionare lo spettro di epurazioni in vista per chi dissente dalla rotta tracciata dal Nazareno: «Questa – ribadisce Graziano – è un’ovvietà. È lo Statuto del Pd che lo dice. Chi si posiziona in condizioni opposte è fuori dal partito. Possibilità di mediazioni? Noi abbiamo indicato la linea molto chiaramente. Il tema spetta a chi vuole fare altro. Chi fa un’altra cosa si posiziona fuori dal Pd».
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Tensioni nel M5S. Diktat dei vertici del M5S:basta con le liti interneo vi ritiriamo il simbolo
Pur ufficialmente schierati con l’economista Francesco Aiello, i 5 Stelle non sono compatti. Tra gli eletti sono diversi coloro i quali si dicono attratti dalla prospettiva di cambiare in corsa e convergere su Callipo. Poi c’è anche chi, come la deputata Dalila Nesci, continua a sostenere la necessità di puntare su un esponente che incarni in pieno lo spirito del Movimento o come il senatore Nicola Morra che ormai ritiene «fuori tempo massimo» ogni tipo di proposta in campo. La situazione in continua evoluzione preoccupa i vertici pentastellati. Tanto che si starebbe valutando l’ipotesi, senza un armistizio tra le parti in causa, di ritirare il simbolo e non presentare la lista in Calabria. Uno scelta dirompente, eppure tenuta in considerazione dai vari Grillo, Casaleggio e Di Maio.