Sab. Apr 20th, 2024

di Lucio Musolino

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Fonte: Il Fatto Quotidiano

Il candidato del M5s a presidente della Regione Calabria finisce al centro di una imbarazzante polemica che, adesso, rischia di condizionare le elezioni regionali del 26 gennaio. Il docente universitario Francesco Aiello è cugino di primo grado del boss Luigi Aiello ucciso a Soveria Mannelli il 21 dicembre 2014 nella faida del Reventino tra gli Scaise e i Mezzatesta. Per la Dda di Catanzaro, Luigi Aiello era uno ‘ndranghetista che faceva parte del “gruppo storico della montagna”. Detto lo “Sceriffo”, secondo i pm, il cugino del candidato era affiliato alla cosca Mezzatesta ed era in grado di ordinare omicidi e fare estorsioni. Quella di Luigi Aiello è stata una carriera criminale in cui non si è fatto mancare nulla: tra il 1982 e il 1983, infatti, è stato condannato per omicidio preterintenzionale, rapina, furto, detenzione illegale di armi e tentata estorsione.

Scontata la pena (11 anni) non si è mai allontanato dagli ambienti criminali: il nome dello “Sceriffo” compare nell’inchiesta “Reventinum” del 2019, coordinata dal procuratore Nicola Gratteri. Se non fosse stato ammazzato, probabilmente Aiello sarebbe finito di nuovo in carcere perché sospettato di aver partecipato come “specchietto” all’omicidio di Daniele Scalise, rientrante anche questo nella faida del Reventino in cui nell’agosto 2016 è stato ucciso pure l’avvocato di Lamezia Francesco Pagliuso al quale lo “Sceriffo” portava le “ambasciate” del boss Domenico Mezzatesta, all’epoca latitante.

Tra il candidato del M5s Francesco Aiello e il cugino boss non c’era solo un rapporto di parentela, dovuto al fatto che erano figli di due fratelli. Lo “Sceriffo” infatti frequentava casa dello zio. Imprenditore nel movimento terra, Luigi Aiello avrebbe effettuato diversi lavori con la sua impresa proprio nella famosa abitazione di Carlopoli finita sulla stampa per l’abuso edilizio che sarebbe stato commesso dal padre del docente universitario. Ci sarebbero anche alcune foto del cugino a bordo di un mezzo cingolato intento a lavorare sulla linea dell’acquedotto. Foto risalenti alla fine degli anni 90 quando Francesco Aiello aveva più di 30 anni. Certamente non è un reato essere parente dello ‘ndranghetista ma è comunque imbarazzante per l’aspirante governatore…

“Non ho nulla a che vedere con mio cugino – commenta lo stesso Francesco Aiello -. Non posso scegliere i parenti. Posso scegliere come vivere, chi frequentare e chi escludere dalla mia vita”.

Non la pensa così il senatore Nicola Morra, il quale, appresa la notizia che Aiello è cugino di un affiliato alla ‘ndrangheta, va su tutte le furie e annuncia il suo disimpegno per le regionali. “Non darò alcun sostegno alla lista”. Secondo il presidente della Commissione antimafia, “occupare gli spazi di cui ha parlato il procuratore Gratteri di recente è fondamentale, ma farlo con le persone giuste è un obbligo morale per chi fa politica attiva. Mi sarei aspettato dal candidato Aiello maggiore pubblicità e trasparenza sulle sue parentele.

La faida del Reventino – aggiunge Morra – è stata una faida sanguinaria e visti i precedenti di Luigi Aiello, cugino del candidato, e lo scalpore mediatico sulla questione dell’abitazione di Francesco Aiello, avrei preferito sapere, appunto, che parte dei lavori per quell’abitazione oggi al centro di polemiche furono eseguiti dal suo cugino. Avere omesso queste informazioni credo non sia affatto corretto”.

La seconda stoccata Morra la indirizza al deputato Parentela. “Spero che il coordinatore di queste elezioni regionali non ne fosse a conoscenza, anche se gli obblighi di prudenza in questa terra impongono per chicchessia accertamenti approfonditi. Questo è uno dei motivi per cui non ho partecipato e non parteciperò alla campagna elettorale. Terrò ben lontana la mia persona da questa vicenda, in quanto ho un ruolo istituzionale da onorare. L’altro motivo per cui non darò alcun sostegno alla lista è il metodo di composizione: ridursi all’ultimo minuto ti fa scontrare con problemi che non hai il tempo di affrontare e risolvere. Mi spiace dirlo, ma stiamo rischiando di gettare alle ortiche un discreto patrimonio che a fatica abbiamo costruito in una regione così difficile e largamente occupata dalla ‘ndrangheta. Dire che si sia operato con leggerezza è un eufemismo”.

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