Mar. Apr 23rd, 2024

Regge anche in appello il processo celebrato con rito abbreviato nato dalla maxi-operazione antidroga denominata “Buena Ventura”.

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Nella tarda serata di lunedì la Corte di Appello di Reggio Calabria ha disposto 11 condanne per complessivi 104 anni di reclusione. Rispetto al primo grado i giudici reggini (presidente Monaco, a latere Laganà e Scortecci) hanno rideterminato 10 condanne e confermato una sola, riservandosi in novanta giorni il termine per il deposito delle motivazioni e sospendendo i termini di custodia cautelare nei confronti degli imputi detenuti.

L’inchiesta è stata eseguita dagli investigatori della Polizia di Stato di Reggio Calabria con il coinvolgimento del Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e della Direzione centrale per i servizi antidroga. Il tutto coordinato dalla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.

L’indagine è iniziata in maniera alquanto singolare, ovvero attraverso la ricezione di una e-mail da parte della Questura di Reggio Calabria, contenente dei precisi riferimenti ad un traffico internazionale di sostanza stupefacente del tipo cocaina tra la Colombia e l’Italia posto in essere da trafficanti di droga calabresi. E due anni di osservazioni hanno dimostrato, secondo la Procura antimafia reggina, l’esistenza di un canale di approvvigionamento di cocaina fra la Calabria e la Colombia per un sodalizio transnazionale dedito al traffico di stupefacenti.

La base del sodalizio criminoso è stata individuata geograficamente nella provincia di Reggio Calabria, in particolare, tra Bianco, Bova Marina e Africo, con articolazioni territoriali individuate localmente in altre regioni d’Italia, quali Lombardia, Abruzzo, Emilia Romagna, ed in Sudamerica.

Secondo gli investigatori reggini, il presunto cartello calabrese, che sarebbe riconducibile alle famiglie Morabito-Bruzzaniti-Palamara, avrebbe assunto iniziative per la pianificazione e la realizzazione di una fitta compravendita di droga lungo l’asse tra Reggio Calabria e Bogotà, da far arrivare verosimilmente al porto di Gioia Tauro, attraverso apposite società operanti nel settore della importazione di prodotti ortofrutticoli, ovvero per via aerea mediante corrieri adibiti al trasporto della droga in valigie fino ad uno scalo aereo del Centro-Nord Italia, con la complicità di un appartenente alle forze dell’ordine e a società di vigilanza privata nell’aeroporto.

Nella sentenza del primo grado il gup distrettuale reggino ha scritto: «Nel caso di specie grazie ad una mirata ed efficace attività di intercettazione, affiancata da servizi di supporto e riscontro (osservazione, perquisizione e sequestro), gli investigatori hanno ricostruito un mosaico di rapporti interpersonali, dal quale nitidamente emerge l’azione, coordinata e sinergica, di una pluralità di soggetti essenzialmente operanti tra la Calabria, la Campania, l’Abruzzo, l’Emilia Romagna e il Sud America, dediti con sistematicità ad un traffico di droga, del tipo cocaina, realizzato secondo un modus operandi sintomatico dell’esistenza di un accordo stabile, a carattere generale e continuativo, destinato a permanere anche dopo la consumazione di ciascun delitto programmato».

Nel corso delle investigazioni in Italia, in Colombia, Perù, Repubblica Domenicana e Spagna sono stati impiegati investigatori esperti nel contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti che hanno permesso il sequestro in Italia e in Spagna di consistenti quantitativi di cocaina.

I sequestri di sostanza stupefacente sono stati effettuati nel corso di specifiche operazioni antidroga condotte in provincia di Reggio Calabria e presso l’aeroporto Barajas di Madrid da parte delle rispettive forze di polizia (Polizia di Stato italiana e Cuerpo National de Polizia – Comisaria General de Policia Judicial – U.D.Y.C.O. Central).

Le indagini hanno, inoltre, permesso di sventare l’importazione di oltre 35 chili di cocaina, organizzata fra la Colombia e la Calabria.

La droga sarebbe giunta in Italia nascosta in un container di frutta o pesce surgelato. E proprio per questo fine, secondo quanto sostenuto dagli inquirenti e formalizzato nelle accuse, alcuni trafficanti calabresi avrebbero allestito nella Locride un esercizio commerciale per la rivendita di pesci surgelati provenienti dal Sudamerica.

Inflitti 104 anni di carcere

– Massimiliano Bortone 7 anni 6 mesi

– Francesco Fiore 7 anni

– Michele Galantino 12 anni 6 mesi 20 giorni

– Mirco Manzo 10 mesi 20 giorni

– Rocco Modaffari 9 anni 2 mesi

– Rocco Morabito 15 anni

– Giovanni Palamara 19 anni 4 mesi

– Santo Palamara 7 anni 2 mesi

– Umberto Sacco 7 anni 4 mesi

– Renato Sansò 11 anni 8 mesi

– Arturo Sansò 7 anni 1 mese 10 giorni

FONTE – ROCCO MUSCARI GAZZETTA DEL SUD

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