Ven. Apr 19th, 2024

Per la copertura del disavanzo la Calabria paga dal 2011, e dovrà farlo fino al 2040, oltre 30 milioni all’anno, a un tasso spropositato: la beffa che si aggiunge al danno del commissariamento

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Un “salasso” da 30 milioni all’anno per 30 anni, nel silenzio generale. La sanità calabrese è piena di paradossi, il più evidente dei quali è in sostanza quello di essere praticamente “colonizzata” da Roma. Lo conferma l’intera vicenda del Piano di rientro da “lacrime e sangue” a cui il settore è sottoposto da più di 10 anni e al commissariamento a cui è sottoposto da quasi 10 anni: un autentico “esproprio, oltretutto molto oneroso. Il classico danno che si aggiunge alla beffa, e il danno che si aggiunge alla beffa è anche in un esorbitante mutuo per la copertura del disavanzo sanitario che la Regione Calabria paga al Tesoro dal 2011 e continuerà a pagare fino al 2040, sborsando una rata annuale da 30,7 milioni a un tasso annuo del 5,89%, evidentemente spropositato. Lo si evince da un decreto del Dipartimento generale Tutela della Salute della Regione Calabria dello scorso 13 novembre, che così ricostruire la vicenda. «La Regione Calabria ha avuto accesso all’anticipazione di liquidità a valere sulle risorse ex articolo 2 comma 98 legge 191/2009 perfezionato con la sottoscrizione del relativo contratto di prestito per 428 milioni in data 16 novembre 2011 tra il presidente della Giunta regionale e il dirigente generale del Dipartimento Tesoro-Direzione II, del ministero dell’Economia e delle Finanze, per la copertura finanziaria del disavanzo sanitario pregresso. L’articolo 4 del “rimborso del prestito” di questo contratto stabilisce che la Regione Calabria si obbliga a restituire il prestito entro e non oltre il 15 novembre 2040 mediante versamento di rate annuali di parti importo (esclusa la prima rata) a partire dal 15 novembre 2011 e successivamente il 15 novembre di ogni anno per un periodo di 30 anni». In sostanza, la rata annuale si compone di 9,159 milioni quale quota capitale e 21,581 milioni quale quota interessi, per un totale, nei 30 anni, di 922 milioni (428 milioni di capitale e 494 milioni di interessi), e questo sulla base del tasso del 5,89% di cui sopra (giusto per capire la differenza, se il tasso fosse stabilito nell’1% la rata annuale sarebbe di 16,5 milioni e via discorrendo…). Ora, indubbiamente in tema di sanità la nostra regione è deve farsi perdonare tantissimi peccati, di ieri e anche di oggi, e certe “pene draconiane”, compreso il sempre più vituperato “Decreto Calabria” magari se le è pure meritate, ma non sembra che viene trattata da “canaglia” più di quanto non sia?

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