Gio. Mar 28th, 2024

Dopo 26 anni di reclusione Cosimo Commisso classe 1950, per gli inquirenti appartenente alla famiglia di Siderno intesa “Quagghia”, è stato definitivamente assolto “per non aver commesso il fatto” dalla pesante accusa di essere stato il mandante di 5 omicidi e 3 tentati omicidi commessi tra il maggio del 1989 e il luglio del 1991, nell’ambito della “Faida di Siderno”.

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Il 9 gennaio dello scorso anno la Corte d’appello di Napoli, in funzione di giudice della revisione, ha accolto i motivi dell’istanza presentata dal 70enne Commisso, rappresentato dagli avvocati Sandro Furfaro e Francesco Commisso, ed ha revocato la sentenza emessa dalla Corte d’assise d’appello di Reggio in data 24 luglio 1998, resa irrevocabile il 12 maggio 1999, che all’epoca ha condannato l’imputato alla pena dell’ergastolo quale mandante degli otto fatti delittuosi perché ritenuto «persona collocata in posizione verticistica della gerarchia mafiosa del clan».

L’altro ieri la V sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del procuratore generale presso la Corte d’appello di Napoli contro il proscioglimento di Commisso. Di conseguenza l’assoluzione emessa lo scorso anno dai giudici della revisione di Napoli, presidente Ginevra Abbamondi, è definitiva.

Cosimo Commisso è stato arrestato l’11 gennaio del 1993 nell’ambito dell’operazione “Siderno Group” e condannato all’ergastolo dalla Corte di’assise di Reggio Calabria il 24 luglio 1998, divenuta definitiva il 12 maggio 1999. Una sentenza contro la quale il 70enne Commisso si è battuto nel corso della lunga detenzione fino ad ottenere, a distanza di 26 anni dal giorno dell’arresto, l’assoluzione con conseguente immediata scarcerazione.

In sede di rinvio i giudici partenopei hanno accolto l’istanza di revisione degli avvocati Furfaro e Commisso fondata sia sulla produzione di prove nuove, sia su un contrasto nella ricostruzione dei fatti delittuosi per come riportati nella sentenza di condanna del 1998 rispetto a successive sentenze, tra le quali quella del processo “Crimine”, dal quale si evince, grazie alle oltre 800 conversazioni di interesse operativo intervenute nella lavanderia “Ape Green”, che altri soggetti ben individuati ricoprirono il ruolo di “capo locale” negli anni in cui furono commessi gli omicidi per i quali era stato condannato il 70enne Commisso sul controverso principio del non poteva non sapere”.

Gli avvocati Sandro Furfaro e Francesco Commisso sottolineano che si tratta di un risultato straordinario «e non certamente perché vi fossero prove evidenti, ma piuttosto perché è il rimedio della revisione che assume i caratteri della straordinarietà», prova ne è la circostanza che l’istituto in questione, negli ultimi 90 anni, in rare occasioni è stato azionato con successo. «Il risultato giunge alla fine di un percorso lungo e faticoso – hanno rilevato i due penalisti – che ha registrato più interventi della Suprema Corte di Cassazione che per ben tre volte, e in diverse sezioni, ha annullato i provvedimenti delle Corti d’appello territoriali, imponendo una maggiore incisività sugli accertamenti da esperire».

A distanza di 27 anni la Cassazione ha messo la parola fine a questa vicenda giudiziaria che si protraeva dagli inizi degli anni Novanta restituendo a Commisso la libertà rispetto a quelle pesanti accuse. Cosimo Commisso si trova al momento detenuto perché colpito da una nuova misura cautelare nel dicembre scorso, nell’ambito dell’inchiesta “Core Business”. Ad accusarlo è, in particolare, un collaboratore di giustizia che ha riferito come il 70enne avrebbe mantenuto “la mano del comando” anche in carcere.

FONTE ROCCO MUSCARI (GDS)

SERVIZIO DI GIUSEPPE MAZZAFERRO

‘NDRANGHETA: CASSAZIONE ASSOLVE BOSS DEI DUE MONDI

Per gli inquirenti era “il boss dei due mondi”, il capo della potente famiglia di ’Ndrangheta “Commisso” di Siderno, ai vertici della cupola calabrese con propaggini in Canada. L’altro ieri, però, la Corte di Cassazione dopo 27 anni dall’arresto, dei quali 26 trascorsi in carcere, ha definitivamente assolto con la formula “per non aver commesso il fatto” Cosimo Commisso, classe 1950, per gli inquirenti appartenente alla famiglia di Siderno intesa “quagghia”, accusato e condannato all’ergastolo nel 1998 quale asserito mandante di 5 omicidi e 3 tentati omicidi commessi tra il maggio del 1989 e il luglio del 1991, nell’ambito della “Faida di Siderno”.

Lo riporta questa mattina il quotidiano “Gazzetta del Sud” in un articolo di Rocco Muscari che ricostruisce l’intera vicenda giudiziaria del 70enne Commisso, dalla condanna all’ergastolo, quale mandante di otto fatti delittuosi perché ritenuto “persona collocata in posizione verticistica della gerarchia mafiosa del clan”, alla revisione del processo attraverso gli avvocati Sandro Furfaro e Francesco Commisso, con la definitiva assoluzione.

I Giudici della V sezione penale hanno dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla Procura Generale di Napoli avverso la sentenza di assoluzione emessa nel gennaio dello scorso anno dalla Corte di Appello Partenopea che ha accolto la revisione del processo a carico di Commisso, mandato assolto con formula piena.

La storia giudiziaria della “Faida di Siderno” deve essere, in pratica, riscritta.

Cosimo Commisso al momento si trova detenuto perché attinto da una nuova misura custodiale nell’ambito dell’inchiesta “Core Business”. Ad accusarlo è, in particolare, un collaboratore di giustizia che ha riferito come il 70enne Commisso avrebbe mantenuto “la mano del comando” anche in carcere: «Il suo obiettivo principale e di cui parlava sempre – ha raccontato tra l’altro il collaboratore – era quello di ottenere la revisione del suo processo».

Luca Bragadini

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