Ven. Apr 19th, 2024

Arresto cardiorespiratorio da anafilassi generalizzata: secondo le perizie mediche sarebbe stata questa la causa del decesso. Il magistrato ha scelto la formula «il fatto non costituisce reato»

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Per il decesso del 47enne Gianfranco Callipari di Bianco, avvenuto nell’agosto nel 2016 all’ospedale di Locri, il giudice del Tribunale di Locri ha assolto il dottore F.P.G. dall’accusa di omicidio colposo «perché il fatto non costituisce reato».

L’uomo, sposato e padre di due bambine, come si ricorderà, giunse all’ospedale di Locri nell’agosto del 2016 in seguito a una ferita riportata sul dorso della mano destra.

L’imputato, difeso dall’avv. Francesco Febbraio, nella qualità di sanitario di turno che «ebbe in cura» il paziente nel corso dell’accesso/ricovero nel reparto di Ortopedia dell’ospedale di Locri, secondo una prima ipotesi della Procura di piazza Fortugno avrebbe «per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, nonché inosservanza delle regole elaborate dalla scienza medica, ne cagionava la morte, verificatasi a causa del sopraggiungere di “un arresto cardio-respiratorio da anafilassi generalizzata”».

All’esito del dibattimento la pubblica accusa, a conclusione della requisitoria ha invece ritenuto di dover chiedere l’assoluzione del dottore. Per le parti civili hanno concluso gli avvocati Emanuele Procopio, Rocco Mollace e Giuseppe Strangio, sostenendo la penale responsabilità dell’imputato. Ha invocato l’assoluzione l’avvocato Febbraio, che ha rappresentato l’insussistenza a carico del dottore di elementi probatori che avrebbero potuto condurre ad una condanna.

Il lungo e complesso dibattimento ha ripercorso i tratti salienti della vicenda che dopo il decesso del 47enne Callipari ha registrato una serie di consulenze, finalizzate a comprendere la sussistenza o meno di una qualsivoglia responsabilità del dottore dell’ospedale di contrada Verga. Tra le fonti di prova del processo che sono state vagliate nel corso dell’istruttoria ci sono, infatti, alcune relazioni di servizio a firma degli investigatori ed altre attività di indagine quali documenti di vario genere, in particolare, delle relazioni mediche.

All’esito della camera di consiglio il giudice Gabriella Logozzo ha assolto l’imputato, riservando il deposito della motivazione nel termine di 90 giorni.

ROCCO MUSCARI (Gazzetta del sud)

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