Sab. Apr 20th, 2024

Per la prima volta in videoconferenza si è svolto il Comitato Direttivo della FIOM-CGIL regionale nel corso del quale sono stati affrontati i temi che stanno caratterizzando questa drammatica fase, nel pieno dell’emergenza Covid-19, sul piano  sanitario, economico e sociale in Calabria e nel Paese. Il confinamento obbligatorio, la chiusura delle attività non essenziali, resisi necessari per tentare di arginare la pandemia, unito al protocollo tra le rappresentanze sociali ed il Governo, sulla sicurezza sui luogi di lavoro e i vari Decreti Legislativi, a supporto economico dei cittadini, dei lavoratori e dell’imprese, sono gli strumenti con i quali si sta cercando di arginare il più possibile l’epidemia dilagante. A tal fine in Calabria la Fiom-Cgil   nei giorni scorsi, con le modalità consentite dalla legge, ha svolto centinaia di consultazioni con le aziende del settore metalmeccanico, stipulando oltre 300 accordi riguardanti l’accesso ai diversi tipi di ammortizzatore sociale con la causale covid-19.  Sono oltre 4.000 lavoratori e lavoratrici, di questo settore industriale, che sono stati collocati in CIGO, CIGS, FIS, CIGD, a secondo della tipologia di impresa, la maggior parte per 9 settimane e gestiti dall’INPS.  Questo dato, collocato nel più complessivo riguardante tutte le categorie del lavoro pubblico e privato, dipendente ed autonomo, mostra la drammatica situazione abbattutasi  sulla nostra regione già in grave crisi strutturale. Pertanto sono da considerare certamente insufficienti  i 39 milioni di euro stanziati dal Governo per cassa integrazioni in deroga per la Calabria e occorre immediatamente aprire un confronto serrato al fine di un aumento delle risorse. Anche in Calabria, in questi giorni, non sono stati pochi i tentativi di diverse imprese di incunearsi nelle maglie del Protocollo sicurezza e dei codici A eco, al fine di venire riconosciuti come “attività essenziale” e poter riaprire. Ciò che come Fiom-CGIL intendiamo ribadire è che la chiusura è stata determinata per impedire l’esplosione dei contaggi, ancor più possibili per l’inadeguatezza dei dispositivi di tutela  DPI, per una disattenzione cronica alle norme di tutela del lavoro nel nostro tessuto industriale che considera la sicurezza spesso un costo e non un valore. Pertanto noi continuiamo a sostenere che le riaperture eventuali, considerato che il lockdown è fissato al 3 di Maggio, devono avvenire dopo le decisioni del governo assunte col parere dell’autorità sanitarie, e la verifica congiunta, rappresentanze sindacali e direzioni,  in sede aziendale sulle modalità organizzative assunte in coerenza col protocollo sicurezza e le leggi. Noi auspichiamo che la fase di chiusura, per cassa integrazione, sia utilizzata  da tutte le aziende per riorganizzare gli ambienti di lavoro, per rifornirsi di tutti i Dpi, per la previsione  costante della sanificazione degli ambienti e per l’uso in sicurezza dei dispenser dell’acqua, dei bagni, degli spogliatoi, delle mense, ecc.

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 A questo scopo andrebbero rafforzati i controlli delle autorità competenti anche attraverso un rafforzamento degli organici degli ispettorati del Lavoro, dei medici sanitari, ecc., più di quelli sulle strade vuote.  

Il C.D. della FIOM, sulla base delle indicazioni venute dai nostri delegati RSU , RSA, RLS, ha inoltre acquisito la consapevolezza che questa fase, deve servire alle Istituzioni Locali, a partire dalla Regione, per mettere mano ad un reale processo di riorganizzazione del sistema di mobilità, per garantire la massima sicurezza. Tra i lavoratori metalmeccanici c’è tanta paura per il futuro, per la perdita del lavoro ed il licenziamento. La pandemia ha fatto emergere gli errori, le scelte sbagliate al servizio di un capitalismo finanziario cieco e spesso criminogeno, che ha mercificato tutto, perfino la vita, creando povertà, precarietà, disequilibri sociali, sfruttamento. Nonostante primi segnali positivi le notizie che giungono dalle Istituzioni Europee  non sono confortanti; serve una radicale modifica delle politiche neoliberiste, di austerità fasulla, finora dominanti; serve vincere la battaglia per una Europa solidale e che rilanci il suo modello sociale,con politiche comuni, sul fisco, sul welfare, sul lavoro.  Serve una nuova centralità delle politiche pobbliche per un grande piano di rilancio industriale e di investimenti, a partire dal Mezzogiorno e dalla Calabria, e serve farlo contrastando l’illegalità e la criminalità economica, con regole trasparenti, procedure chiare e tracciate. Nessuno è in grado di sapere quanto durera’ e come si uscirà da questa pandemia che tanti morti e lutti sta producendo. Sicuramente, per la Calabria sarà ancora più dura di prima perché più deboli e gracili sono le sue strutture politiche,  sociali, produttive, istituzionali, di servizi e pertanto si avverte il pericolo che prevalgano egoismi e derive di degrado e di marginalizzazione. La FIOM c’è e ci adopereremo, nei luoghi di lavoro, nel territorio, come categoria, insieme a tutta la CGIL e con tutte le forze democratiche della regione,  affinchè prevalgano politiche solidaristiche. Per questo la Presidente Santelli e la sua G.R non devono pensare di essere autosufficienti e costruire un confronto serrato e concreto con tutti gli attori sociali per il bene della regione.  Per questo auspichiamo che il Governo nazionale riscopra e percorra la “Via Maestra” del dettato Costituzionale e affermi l’universalità dei diritti per tutti i cittadini ed i lavoratori.

                                                              

 

                                                               Fiom-Cgil Calabria

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