Gio. Apr 25th, 2024

Si chiama Giuliana Tinello, è di Squillace (CZ). Ha deciso di mettere la faccia in questa situazione di estrema emergenza sanitaria. Ha raccontato la sua storia, poco fa, ad Articolo 21, da Lino Polimeni. Il padre è deceduto nella clinica di Chiaravalle, la Domus Aurea, per Covid-19. Lei e la sua famiglia – lei oltretutto asserisce di essere malata oncologica – sono entrati in contatto con il paziente deceduto e hanno denunciato la situazione alle autorità competenti. Il problema? Non hanno avuto accesso ad alcun tampone.

Continua dopo la pubblicità...


IonicaClima
amaCalabria
Calura
MCDONALDAPP
InnovusTelemia
stylearredamentiNEW
E120917A-0A80-457A-9EEE-035CEFEE319A
FEDERICOPUBB
CompagniaDellaBellezza00
previous arrow
next arrow

“Ci siamo messi in quarantena da 14 giorni, in teoria domani potremmo anche uscire. Ma non ci è stato fatto alcun tampone. Siamo in 6 e una familiare ha iniziato a presentare una forte tosse. Ci hanno riferito di farle prescrivere uno sciroppo dal medico condotto”. Una situazione assurda, dato il contatto avuto e il pericolo eventuale di contagio. “Non sappiamo se siamo asintomatici, perché rimanere con questo dubbio? Non è giusto”, ha continuato la Tinello.

Sulla questione degli aiuti richiesti a Chiaravalle, la donna squillacese ha contestato quanto asserito dalla presidente della Regione Calabria, Santelli. “Si tratta di proclami falsi. Nessun aiuto è stato mandato alla clinica – che noi abbiamo ritenuto clinica d’eccellenza, alla quale non diamo colpa – da parte della Regione. “La Santelli avrebbe dovuto alzarsi dalla poltrona – sulla quale l’abbiamo messa noi calabresi – e andare di persona a vedere il dolore e la difficoltà delle persone in clinica”.

FONTE LA NUOVA CALABRIA

Print Friendly, PDF & Email