Ven. Apr 19th, 2024

È la stessa pena inflitta dalla prima sentenza, dopo l’ergastolo del primo grado

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Nel secondo processo di appello per l’omicidio di Mary Cirillo, avvenuto il 18 agosto del 2014 a Monasterace, il procuratore generale Massimo Riva, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto la condanna di Giuseppe Pilato alla pena di 26 anni di reclusione, la stessa pena che l’imputato, reo confesso dell’omicidio della moglie, aveva ricevuto all’esito del primo processo di appello.

Giuseppe Pilato era invece stato condannato all’ergastolo dalla Corte di assise di Locri, mentre in secondo grado la sentenza è stata riformata, con uno sconto sulla pena. L’imputato, in questo momento difeso dagli avvocati Giuseppe Gervasi e Giosuè Bruno Naso, nel corso del dibattimento del primo appello ha confessato l’omicidio della consorte, madre di quattro figli tutti in tenera età, fornendo ai magistrati la propria versione dei fatti accaduti in quel drammatico pomeriggio dell’agosto di sei anni fa.

Il processo torna da un rinvio della Cassazione che, tra l’altro, aveva affermato che «la motivazione resa dai giudici di appello sull’impugnazione del mancato riconoscimento, in sede di sindacato postumo, della diminuente per il rito abbreviato non si è attenuta ai principi da applicarsi nella corrispondente verifica ex ante. Il vizio rilevato impone l’annullamento della sentenza impugnata con esclusivo riferimento al sindacato relativo al rigetto dell’istanza di ammissione al rito abbreviato condizionato formulata dall’imputato, ai fini dell’applicazione o meno della riduzione della pena prevista dall’art. 442 c.p.p.».

I giudici ermellini hanno evidenziato che «circa tutte le altre questioni poste dal ricorrente nei primi tre motivi, per quanto inerenti alle modalità di proposizione della richiesta di rito abbreviato condizionato o anche di dedotta mancata possibilità della formulazione da parte sua della richiesta di abbreviato secco, esse – impregiudicata la stessa valutazione della loro ammissibilità – appaiono logicamente subordinate alla definizione del tema oggetto del rinvio. Essendosi comunque definito con compiutezza l’accertamento della responsabilità penale di P.G., di tanto va dato atto, ad ogni effetto».

La Corte di assise di appello reggina, presieduta dal giudice Bruno Muscolo, anche relatore, ha rinviato al 29 settembre per le conclusioni della difesa. L’indagine sull’omicidio della giovane Mary Cirillo era stata condotta dai Carabinieri con il coordinamento della Procura di Locri.

fonte gazzetta del sud

SERVIZIO DI NICODEMO BARILLARO

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