Mer. Apr 24th, 2024

Il vescovo: «Non chiedo privilegi, ma solo che questa Chiesa diocesana non sia discriminata»

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Tra restrizioni dovute alle norme anti Covid-19 e ristrettezze economiche dovute anche all’inattesa decisione della Commissione regionale di non ammetterla a finanziamento, è partita, alla Cittadella vescovile di Gerace, la quinta edizione di “Un’estate tra Arte e Fede nella Diocesi di Locri-Gerace”. Si tratta del progetto, unico in Italia, ideato e diretto dal restauratore Giuseppe Mantella, voluto dall’Ufficio Beni Culturali della Diocesi diretto da don Fabrizio Cotardo col coordinamento di don Angelo Festa, e il supporto del Museo diocesano diretto da Giacomo Oliva. Vi collaborano il Mibact, Segretariato Regionale della Calabria, le Soprintendenze calabresi, Università italiane e straniere, Accademie di belle arti l’Ufficio Nazionale Beni culturali della Cei, e l’Associazione “Meissa” .

Obiettivo è «promuovere la conoscenza, il recupero, il restauro, la conservazione e la restituzione, ove possibile, alla loro funzione, dei manufatti storico-artistici d’interesse sacro e religioso, individuati come particolarmente meritevoli di attenzione all’interno del nostro territorio», come ha ricordato il vescovo, Mons. Francesco Oliva, durante l’incontro sul tema “Una nuova presenza attiva del Museo: dal Museo chiuso al Museo aperto”. Per l’occasione il Capitolo della Basilica Concattedrale di Gerace, con in testa il suo presidente, don Franco Labadessa, ha esposto per la prima volta, dopo un accurato restauro, i preziosissimi dieci volumi dei Corali della Basilica, dal contenuto liturgico musicale, che testimoniano del passaggio dal rito Greco a quello latino, avvenuto a Gerace nella seconda metà del ‘400 e realizzati per volontà di Athanasius Chalceopilus, vescovo di Gerace dal 1461 al 1497. Importanti, in tal senso, gli studi e le ricerche di don Antonio Finocchiaro, direttore dell’Archivio storico diocesano.

Nella Cittadella Vescovile, sede storica del progetto “Arte e Fede”, un nuovo gruppo di lavoro si occupa ora del corposo patrimonio del tesoro della basilica non ancora edito, catalogato e fruibile. Vengono esaminate le pergamene (circa 180) del fondo archivistico diocesano (XVI-XIX sec.) facenti parte dell’Archivio del Capitolo Cattedrale (catalogazione e digitalizzazione del materiale cartaceo, verifica dello stato di conservazione, eventuale messa in sicurezza, trascrizione e la conservazione degli originali in condizioni ottimali). “Arte e Fede 2020” si occupa anche dei paramenti liturgici appartenenti alla Basilica di Gerace (schedatura di ogni manufatto, messa in sicurezza, schede tecniche per ogni singolo pezzo al fine di programmare futuri interventi conservativi). Uno studio ritenuto di grande importanza su preziosi lavori realizzati da antichi ricamatori. C’è poi l’attività formativa, sviluppata in due momenti fondamentali, quello pratico e quella teorico; con seminari tenuti attraverso il web, in più sessioni, con collegamenti in varie sedi italiane e all’estero.

Purtroppo, e qui arriva la nota dolente il progetto “Arte e Fede” – ha commentato con amarezza il vescovo Oliva – «progetto che lo scorso anno era stato accolto dalla Regione e si era classificato al primo posto, quest’anno non ha trovato accoglienza. Non ho ancora avuto contezza delle ragioni per cui la Commissione regionale l’ha bocciato. Questo mi dispiace molto. Non chiedo privilegi – ha concluso – ma non accetto che questa Chiesa diocesana venga discriminata. Fare discriminazione tra una Diocesi e l’altra offende la dignità della comunità che abita questo territorio».

fonte gazzetta del sud

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