Gio. Mar 28th, 2024

Sono trascorsi quarant’anni dalla strage di Bologna (2 agosto 1980, ore 10:25) dove si spensero bruscamente sogni, speranze, affetti familiari, progetti, stroncati da uno spaventoso fragore scaturito da un ordigno posto all’interno della stazione emiliana.

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Quel terrificante impatto causò la morte di 85 persone (orribilmente mutilate) ed oltre 200 feriti deturpati nel corpo e nell’animo. Un dolore che si trascina nei sentimenti dei parenti, degli amici, delle persone comuni, causa di uno degli eventi di cronaca italiana che ha marchiato per sempre la storia del nostro Paese. Ogni anno, a far data dal 1981, a Bologna, la giornata del 2 agosto diventa meta obbligatoria di un incontro della memoria.

 

A tale appuntamento si riscontra per un discorso di coscienza civica, di solidarietà nei confronti di quella Città, nel rispetto di quei morti, di quei feriti, dei parenti degli stessi, la presenza di gonfaloni di diversi enti locali della Repubblica italiana,  sembrerebbe che anche quest’anno vi è l’assenza di quello con l’emblema di San Giorgio.

 

Tutta la Penisola italiana, come sempre, è stata interessata da diverse iniziative, mentre in riva lo Stretto un silenzio assordante. Nel Comune del capoluogo bolognese si è registrata la presenza di una moltitudine di Gonfaloni comunali, che come ogni anno si danno appuntamento proprio per ricordare il più grave atto terroristico avvenuto in Italia nel secondo dopoguerra.

 
 

A distanza di quarant’anni, come sempre, purtroppo ci si dimentica, non comprendendo le motivazioni, di quella triste vicenda e di un figlio di questa terra che trovò la morte in quei tragici momenti del 2 agosto 1980 in quel di Bologna.

Si tratta di Francesco Antonio Lascala, 56 anni, di Reggio Calabria, e le lancette della sua vita si fermarono alle 10:25 di quel sabato a seguito di una forte esplosione che lo uccise nella sala d’attesa dello scalo ferroviario emiliano. Non bisogna dimenticare la strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna, in quanto far memoria di quella tragedia è azione non solo di coscienza civica, ma richiamo all’attenzione di una Storia che non va dimenticata, tutto hanno il dovere della memoria, soprattutto nei confronti delle nuove generazioni.

 

Ma i vari inviti, sollecitazioni a far data del Presidente della Repubblica Italiana Sandro Pertini e di quello dei suoi successori, sembrano non aver avuto eco e la giusta considerazione a Reggio Calabria, dove non sono state organizzate commemorazioni istituzionali. Prendendo spunto da quanto detto dall’attuale Capo dello Stato Sergio Mattarella che «il dolore inestinguibile di tantissime vite assurdamente interrotte da chi voleva sovvertire la nostra democrazia esige che si coltivi incessantemente il ricordo» si rimane basiti che anche per il quarantennale il Palazzo dimentica ma la Città non dimentica. 

 Il Circolo Culturale “L’Agorà”, vuole ricordare la figura del concittadino vittima del terrorismo, anche se purtroppo dimenticato nella memoria, da parte delle istituzioni locali che dovrebbero avere il preciso dovere di trasferire alle future generazioni la memoria di un crimine tanto efferato.

A tal fine si vuol ricordare a se stessi che dalla data dell’inoltro (6 agosto 2018) di  una richiesta di intitolazione di luogo pubblico al Comune di Reggio Calabria,  indirizzata al sindaco, al segretario generale, al presidente della Commissione Toponomastica, al presidente del Consiglio, il Circolo Culturale “L’Agorà” non ha ricevuto nessuna risposta dagli inquilini di Palazzo San Giorgio.

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