Il fratello Giuseppe, che collabora con la giustizia, rischia invece solo 5 anni
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La Procura antimafia reggina ha chiesto 30 anni di reclusione per Tommaso Costa, ritenuto elemento di spicco dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta di Siderno, accusato di aver organizzato ed eseguito l’omicidio di Vincenzo Figliomeni, alias “brigante”, assassinato il 10 novembre del 1988 nell’ambito della cruenta faida allora in corso tra i Costa e i Commisso per il predominio nella città di Siderno.
La richiesta è stata formulata dal sostituto procuratore Giovanni Calamita a conclusione della requisitoria che si è tenuta ieri mattina dinanzi al gup distrettuale reggino Valerio Trovato, e dove il rappresentante dell’accusa è intervenuto anche per l’altro imputato, Giuseppe Costa (classe ‘49), per il quale ha chiesto 5 anni di carcere per il reato di associazione mafiosa, previo riconoscimento della diminuente per la collaborazione.
L’inchiesta per l’omicidio di Vincenzo Figliomeni è giunta a conclusione lo scorso anno all’esito di articolate indagini condotte dalla Squadra Mobile di Reggio Calabria, sotto le direttive della Dda reggina, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri. Secondo gli elementi acquisiti nel corso delle indagini, coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto Giovanni Calamita, il 61enne Tommaso Costa in concorso con un soggetto deceduto «decideva, organizzava ed eseguiva l’omicidio di Vincenzo Figliomeni», avvenuto a Siderno il 19 novembre del 1988, all’interno del contesto della guerra di mafia di Siderno.
Secondo gli inquirenti l’omicidio Figliomeni sarebbe stato deciso per vendicare l’assassinio di Luciano Costa, uno dei fratelli degli imputati, avvenuto il 21 gennaio 1987. Il delitto Figliomeni avrebbe anche spostato gli equilibri della guerra in favore del gruppo Commisso, perché il gruppo Rumbo-Figliomeni-Galea, si sarebbe schierato contro i Costa, determinando in tal modo gli esiti della faida.
All’udienza di ieri ha concluso anche l’avvocato Antonio Cutugno per il Comune di Siderno, che si è costituito parte civile, che ha chiesto la condanna degli imputati e il risarcimento del danno quantificato in 500 mila euro.
Ieri ha concluso anche la difesa di Giuseppe Costa che ha chiesto il riconoscimento delle attenuanti e della collaborazione. L’udienza è rinviata al 26 ottobre per l’arringa dell’avvocato Sandro Furfaro difensore di Tommaso Costa.
fonte gazzetta del sud
SERVIZIO DI MARIA TERESA CRINITI