Mar. Mar 19th, 2024

Tra le sue canzoni più amate Gianna, Berta filava, Mio fratello è figlio unico

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Era un pomeriggio di marzo, appena una manciata di giorni dall’inizio del lockdown, quando in tantissimi si affacciarono ai balconi e alle finestre, da ogni parte d’Italia, per suonare e cantare “Ma il cielo è sempre più blu”. Fu un momento di comunione e di forza reciproca per affrontare, ancora increduli, quei momenti difficili conseguenza della pandemia di coronavirus. Due mesi dopo, il brano, uno dei gioielli del repertorio di Rino Gaetano, fu inciso da decine di cantanti italiani riuniti con il nome di #Italianallstars4life a sostegno della Croce Rossa Italiana.  Rino Gaetano l’aveva composto velocemente nel 1975 e l’aveva voluto dividere in due parti sul 45 giri che nella versione originale era di 8 minuti. Furono vendute centomila copie. Oggi il cantautore, scomparso nel 1981 in un incidente stradale, avrebbe 70 anni, ma la sua eredità musicale continua a fornire nuovi spunti, soprattutto per la straordinaria attualità delle sue canzoni. Era nato a Crotone il 29 ottobre del 1950 ma già a dieci anni si era trasferito a Roma con i suoi genitori. Le difficoltà incontrate all’inizio della sua carriera sono tutte riconducibili alla sua personalità eccentrica e anticonformista e al modo in cui sapeva raccontare l’Italia. Il primo 45, ‘I Love you Marianna’ lo incise con lo pseudonimo salgariano di Kammamuri, mentre per il suo primo album dovette attendere due anni: ‘Ingresso libero’ fu però quasi ignorato sia dal pubblico che dalla critica. Tutto cambiò nel 1975, proprio con “Ma il cielo è sempre più blu”, e quello stile “a filastrocca” che lo rese popolare. Poi arrivò l’ album, ‘Mio fratello è figlio unico’, grazie al quale, soprattutto sotto la spinta del pezzo ‘Berta filava’, cominciò a farsi conoscere.  Alla sua discografia si aggiunsero ‘Aida’ e ‘Nuntereggaepiù’ il cui successo gli aprì le porte del festival di Sanremo dove cantò ‘Gianna’. Il brano gli valse il terzo posto nella classifica finale e un’esibizione memorabile, restò a lungo al primo posto della hit parade e ancora oggi è uno dei titoli più amati del suo repertorio che nel frattempo si era arricchito dell’album ‘Resta vile maschio dove vai’, realizzato insieme a Mogol e ricordato soprattutto per il brano ‘Ahi Maria’. Il disco segnò il passaggio dalla piccola casa discografica It, alla multinazionale Rca e l’inizio di una serie di tournée che lo resero popolarissimo.   Nel 1980 partecipò come interprete al concept-album dei Perigeo nei brani ”Alice”, ”Al bar dello sport” e ”Confusione gran confusione” e sempre nell’inverno dello stesso anno uscì il suo sesto e ultimo disco ”E io ci sto”. In un’intervista rilasciata nell’anno in cui morì, Gaetano spiegava che alla base della svolta musicale del suo ultimo album non c’era “nulla di pensato”: “E’ un rifiuto che ho naturalmente. Il rifiuto per tutto ciò che si sta facendo nel campo della musica leggera. Adesso c’è un ritorno al cosiddetto disimpegno e io ho voluto tornare a parlare”. Dopo la sua morte, che lo colse alla guida della sua Volvo poco prima dell’alba del 2 giugno 1981 mentre stava tornando nella sua casa di via Nomentana, sono stati moltissimi i tributi dedicati in varie forme all’artista. I titoli delle sue canzoni più note diventano titoli di film di successo: nel 1995 esce ‘Il cielo è sempre più blu’ di Antonello Grimaldi, il cui titolo è chiaramente riferito alla canzone, utilizzata anche come colonna sonora; nel 2006 arriva ‘Mio fratello è figlio unico’ di Daniele Luchetti con Elio Germano e Riccardo Scamarcio. Alla sua morte, Gaetano aveva lasciato anche diversi provini e brani non ultimati. Due di questi sono stati negli anni concessi dalla famiglia per essere cantati da altri artisti: è successo nel 2002 per “Nuoto a farfalla” interpretato da Marco Morandi, il figlio di Gianni, e nel 2007 per “In Italia si sta male (si sta bene anziché no)”, un brano scritto oltre venti anni prima e portato sul palco di Sanremo da Paolo Rossi, con una band di cui faceva parte anche il nipote di Rino, Alessandro.  Il 2 giugno, anniversario della sua morte, i fan celebrano il Rino Gaetano Day, quest’anno saltato a causa del Covid, con un concerto a Piazza Sempione vicino alla sua casa a Roma. Del suo rapporto d’amore-odio con vizi e virtù del Bel Paese, di cui è stato profetico analista con tono scanzonato, Gaetano aveva fatto la cifra stilistica. ”In fondo è bello però, è il mio Paese e io ci sto”, cantava nel 1980. E c’è da giurare che oggi avrebbe trovato mille nuovi bersagli per il suo ”nun te reggae più”. Proprio il testo di questa canzone, riadattato, ha ispirato il murales dedicato a Rino Gaetano, a Roma nel quartiere romano di Montesacro, dallo street artist Harry Greb, cu cui si legge la scritta: “Razzismo, povertà, falsi miti, influencer, trapper, politici, banchieri, arroganza del potere: nun te reggae più”.  

 

SERVIZIO DI GIUSEPPE MAZZAFERRO

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