Ven. Apr 19th, 2024

Hanno sbagliato i conti i quattro eurodeputati del M5S Ferrara, Adinolfi, Furore e Gemma, che affermano: “Grazie a Recovery Fund e React Eu nei prossimi anni arriveranno al Mezzogiorno 77 miliardi di euro di investimenti per modernizzare i territori e metterli al passo con il resto d’Europa”. In realtà dovrebbero essere molti di più, all’incirca il doppio e adesso spiegheremo il perché. Altro errore è quanto detto dal M5S sulla “clausola della quota minima di investimenti nel Meridione, applicata al 34%, che dovrebbe rappresentare un boom di investimenti produttivi”. Tale clausola, infatti, non si applica assolutamente ai fondi europei ma solo per i fondi statali. E il 34% è un parametro di riferimento, in rapporto alla popolazione, ottenuto grazie alla costanza e all’impegno di alcuni meridionalisti che nel 2015 ne fecero istanza al Parlamento europeo con una petizione scritta a più mani a cui contribuirono per i temi ambientali Rosella Cerra, attualmente candidata come consigliere regionale nella lista Tesoro di Calabria, e Vincenzo Voce, eletto sindaco di Crotone col sostegno di Tesoro di Calabria. La petizione, portata a Bruxelles dalla stessa Cerra e Roberto Longo, fu dichiarata ammissibile dalla Commissione Ue preposta nel marzo del 2016 e pochi mesi dopo, il 29 dicembre, ha portato in Italia al “Decreto Mezzogiorno” che dispone peraltro di “destinare al Sud un volume complessivo annuale di stanziamenti ordinari e spesa erogata in conto capitale proporzionale alla popolazione di riferimento”. I co-autori della petizione Cerra e Longo, insieme ad altri soggetti, rilanciarono poi la petizione alle Politiche del 2018 tramite “Agenda Sud 34”. Tutto questo oggi è diventato una legge – fondamentale per il nostro Mezzogiorno – che contempla “le amministrazioni statali centrali si devono conformare all’obiettivo di riservare al Mezzogiorno un volume annuale di stanziamenti ordinari, in conto capitale, proporzionale alla popolazione corrispondente al 34%”. 34% significa avere già diversi miliardi di più all’anno per il Sud di fondi statali, prima attestati in media al 20/25%. Questo criterio non riguarda, però, i fondi aggiuntivi europei: il Recovery deve infatti essere vincolato, per la destinazione dei fondi, non solo all’”indice di popolazione” (e quindi 34% al Sud) ma anche ad altri due parametri fondamentali: il “tasso di disoccupazione”, prevalente al Sud e il “reddito pro capite”, inferiore al Sud rispetto al resto d’Italia. La “somma” di questi tre parametri porta complessivamente a un totale del 70% circa di fondi per il Meridione corrispondente a 140 miliardi per il Meridione su 209 totali, ovvero il doppio della cifra annunciata dai deputati europei pentastellati. Somma che tuttavia è pure assai inferiore rispetto a quella indicata nella bozza governativa in cui si parla di circa 100 miliardi e non di 140. Alcuni governatori delle regioni del Sud, con in testa Vincenzo De Luca presidente della regione Campania, hanno avviato una sorta di crociata per rivendicare questo scippo al Sud: lo scorso 18 dicembre si è svolto un incontro fra De Luca e i suoi colleghi presidenti delle regioni Abruzzo, Basilicata, Molise, Puglia e Sicilia. Assenti Christian Solinas per la Sardegna e Nino Spirlì, il facente funzioni della Calabria, guarda caso entrambi della Lega. Al termine della riunione è stata condivisa una lettera inviata al premier Conte in cui si sollecita un confronto per definire in modo equo la ripartizione dei fondi. Nella lettera è stato richiesto di rivedere l’iniquo limite del 34% dei fondi europei prevedendo maggiori risorse economiche verso le aree più depresse del Paese con criteri d’attribuzione che tengano conto, non solo della popolazione, ma anche i del tasso di disoccupazione e del reddito pro capite. Tali richieste sono state anche oggetto di un ordine del giorno del Consiglio regionale della Campania, approvato all’unanimità lo scorso 23 dicembre. Nello specifico l’assemblea campana si è impegnata: “Presso tutte le sedi istituzionali competenti a richiedere al Governo italiano di adottare, per il riparto interno dei fondi del Recovery Fund, gli stessi criteri che la Commissione Europea ha stabilito per il riparto verso gli Stati membri”. E questo è l’impegno che prendo anch’io in qualità di fondatore di Tesoro Calabria, anche grazie al preziosissimo contributo della nostra candidata Rosella Cerra, preoccupati che si possa compiere l’ennesimo scippo di risorse ai danni del Sud. Ma c’è di più: considerato lo scarso interesse di Spirlì, mi propongo di partecipare in qualità di aspirante governatore all’incontro con Conte. Carlo Tansi, fondatore del movimento civico Tesoro Calabria e candidato alla presidenza della Regione Calabria

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