Ven. Apr 19th, 2024

Corrado Augias e il commento sprezzante su una Calabria ‘perduta e irrecuperabile’: una terra che rappresenta un’anomalia di Stato

Riassumendo in maniera sommaria e alquanto grossolana le varie sfumature attraverso le quali la Calabria viene descritta quando ha l’onore, o l’onere, di comparire sulle prime pagine dei giornali, nei servizi dei Tg o fra gli argomenti dei dibattiti tv, potremmo arrivare ad una conclusione che suona più o meno così: la Calabria è una terra bellissima, la cui bellezza è però corrotta da chi ci abita. Quante volte abbiamo sentito decantare le bellezze paesaggistiche, il mare, le tradizioni e quante altre volte abbiamo chinato il capo in segno quasi di vergogna, davanti all’ennesimo fatto di cronaca, al nuovo caso di malasanità o disastro politico?

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Come ogni altra Regione d’Italia, la Calabria deve confrontarsi con la propria immagine, alimentata spesso da ciò che fa notizia a livello nazionale. Capita dunque di sentir parlare più spesso di episodi negativi che di quelli positivi. Tutto ciò rischia di dare un’immagine distorta della notra terra. “La Calabria però non è una terra normale, è una regione dove la criminalità coincide spesso con la restante società e anche con le istituzioni”, disse tempo fa Corrado Augias. Un’affermazione pungente, fatta da un uomo di cultura (giornalista e scrittore, ndr), che ha descritto con pochi termini quello che è il sentore che si ha della Calabria: una terra, termine che già quasi nè indica un’arretratezza addolcita dalla sfumatura bucolica (sembra ci siano verdi pascoli e distese di natura selvaggia), che non è normale.

 

 

Corrado Augias è tornato questa mattina a calcare la mano sulla vicenda, commentando i recenti fatti di cronaca relativi all’operazione ‘Basso profilo’ e ai rapporti fra ‘ndrangheta e politica calabrese. Ospite della trasmissione ‘Quante Storie’ su Rai 3, Augias ha espresso, con la solita pacatezza che lo contraddistingue, un giudizio piuttosto sferzante, a tratti quasi sprezzante: “la Calabria è purtroppo una terra perduta, questa inchiesta e anche il maxi processo in corso, del quale i media non hanno parlato a sufficienza, lo dimostrano”. Il conduttore lo interrompe: “è una frase tremenda dire ‘la Calabria è una terra perduta’…”. Augias risponde senza battere ciglio: “è la mia opinione personale, dunque vale poco, vale quello che vale, è un sentimento, non un’affermazione politica. Io ho il sentimento che la Calabria sia irrecuperabile. L’ho visto anche in occasione delle ultime elezioni, avevano un candidato ottimo, un impreditore calabrese (Callipo, ndr), forte, che resta lì nonostante i rischi che corre, che dà lavoro: lo hanno escluso, hanno eletto un’altra persona che sfortunatamente è mancata (Jole Santelli, ndr). Detto questo, le inchieste di Gratteri vanno seguite con attenzione. Gratteri è calabrese, un altro uomo che è voluto restare in Calabria, fa una vita d’infermo, vive con 4 carabinieri intorno, quando va a zappare il suo piccolo orto la domenica ha 4 carabinieri agli angoli con i mitra, una vita che nessuno vorrebbe fare…”.

Parole che certamente nascono da un fondo di verità, ma che rischiano di dare solo un’immagine sommaria e per questo inesatta di cosa sia realmente la Calabria. Non si scopre di certo oggi che la mafia è una piaga sociale che opera tanto in Calabria, quanto in tutto il Sud Italia e attraverso interessi economici e politici è arrivata con i suoi tentacoli anche nelle integgerime e immacolate Regioni del Nord. Minimi invece i riferimenti a ciò che dal territorio, attraverso i suoi protagonisti (magistrati, forze di polizia, giovani e persone per bene), viene fatto giornalmente per slegarsi da questa morsa. Problemi come la malasanità, la cattiva gestione della politca, la criminalità sono accentuati da un’arretratezza che affonda le sue radici nel passato, alimentate dai problemi del presente. Sono fiori neri che nascono nell’ombra di uno Stato che spesso guarda alla Calabria come la propria periferia remota e difficile, dalla quale sarebbe meglio distaccarsi, se fosse possibile, piuttosto che provare a riqualificarla. Uno Stato assente, rappresentato al più da magistrati e forze dell’ordine, ultimi presidi di legalità e giustizia.

 

 

Giudizi, pregiudizi e parole dure come quelle di Corrado Augias trovano terreno fertile. Ma puntare il dito contro la Calabria è fin troppo facile. Guardando i problemi da una prospettiva più ampia, ci si accorge che la Calabria potrebbe anche essere considerata una terra ‘non normale‘, definiamola pure anomala, ma frutto di un’anomalia di Stato. La Calabria è qualcosa di più di una serie di luoghi comuni, soprattutto perchè gli stessi luoghi comuni, se visti in un’ottica sovrannazionale, sono gli stessi attraverso i quali l’Italia viene vista dagli occhi di pensa che i problemi del Bel Paese siano atavici e insiti nella cultura di un popolo che non potrà mai cambiare perchè è perduto, irrecuperabile.

strettoweb

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